"Questa Cgil è troppo filo Pd": inizia la grande fuga dal sindacato

Roma -

"Questa Cgil è troppo filo Pd": inizia la grande fuga dal sindacato „

Due nomi storici lasciano la Camusso e "un sindacato che ha perso il suo dna di luogo di aggregazione dei lavoratori". Franca Peroni e Maurizio Scarpa hanno annunciato il loro ingresso nell'Unione sindacale di base. Sono venuti a trovarci in redazione e ci hanno spiegato i motivi che li hanno portati a questa scelta

"Questa Cgil è troppo filo Pd": inizia la grande fuga dal sindacato „

"Impossibile fare, oggi, qualsiasi battaglia democratica all’interno di una delle principali organizzazioni sociali del nostro Paese". Da qui la decisione: lasciare la Cgil per aderire all'Unione sindacale di base.

Franca Peroni e Maurizio Scarpa sono venuti a trovarci in redazione per spiegarci, a 24 ore dall'ufficializzazione della loro scelta, i motivi che li hanno "costretti" a lasciare il sindacato di Corso d'Italia. Una decisione "dolorosa" ma "inevitabile". Franca e Maurizio hanno rappresentato un pezzo di storia importante della Cgil: entrambi oggi "di base" in Trentino, per anni hanno guidato due pezzi fondamentali del sindacato. Franca Peroni è stata per anni nella Funzione pubblica fino a diventare segretaria generale a Terni. Maurizio Scarpa, invece, nato sindacalmente tra gli autoconvocati, ha guidato per dieci anni la Filcams, la federazione dei lavoratori del commercio, del turismo e di servizi. Dopo la spaccatura sancita in Cgil all'ultimo congresso entrambi hanno preferito tornare sul proprio posto di lavoro "anziché essere parcheggiati, pur con stipendi importanti, in qualche fondazione inutile". E così Franca ha ripreso il suo posto al comune di Rovereto, dove si occupa di appalti, mentre Maurizio - milanese di nascita ma ormai trentino di adozione - è entrato in servizio all'INPS.

Quando chiediamo loro il motivo di questa decisione, la risposta è unanime: "La Cgil ha perso i suoi valori. Siamo stati sempre critici all'interno del sindacato (entrambi sono sempre stati in minoranza, ndr) ma ricordiamo come al tempo di Cofferati uno degli slogan della segreteria era 'prima l'unità interna, poi quella con Cisl e Uil' mentre ora il pluralismo interno è percepito come un pericolo".

Assurdo pensare che un sindacato confederale sia chiuso al dibattito interno "eppure è così: la Cgil ha perso la propria autonomia sia dalla politica, essendo ormai parte del Pd, che dalle controparti. E il congresso del 2010 ne è stato l'emblema. Per la prima volta la sinistra della Cgil poteva vincere, così si è annullata la minoranza. E da lì si è smesso ogni coinvolgimento della parte critica del sindacato". Di esempi Maurizio e Franca potrebbero portarne "decine" ma ne basta uno, evidente a tutti: "La Cgil in questi anni è stata bloccata politicamente ed ha accettato passivamente questo nuovo ruolo subalterno tanto che non è stata in grado di mettere in atto nessun tipo di conflitto sociale. Mentre si destrutturava il mondo del lavoro non è stato indetto nemmeno uno sciopero generale".

Secondo i due ex sindacalisti Cgil che hanno deciso di aderire all'Unione sindacale di base "oggi non sono le tessere che finanziano il sindacato. L'esistenza stessa del il sindacato non deriva dal consenso, dalle iscrizioni, ma da fonti economiche che derivano dalla firma del contratto. Quando Cisl e Uil hanno firmato il contratto dei metalmeccanici, per capirci, si sono portati a casa 30 euro per ogni lavoratore iscritto. E su questa linea si è inserita la Cgil". Basti pensare che "il 70% delle entrate della Filcams - ci spiega Maurizio - non viene dal tesseramento ma da quote di servizio che i lavoratori pagano direttamente e spesso senza saperlo con trattenuta in busta paga".

Un fenomeno, questo, che si è accompagnato alla decisione di trasformare la Cgil "in una stampella del Pd". Con "l'assurdità che la più grande aggregazione italiana è entrata in una più piccola. E' stata la Cgil ad entrare nel Pd, non il contrario". Ancora un esempio: "Carla Cantone, segretaria dello Spi (i pensionati della Cgil, ndr) si è schierata pancia a terra con Cuperlo, candidandosi direttamente". Ebbene, "lo Spi ha 3 milioni di iscritti, Cuperlo ha preso solo 500 mila voti". Il che significa "o che il sindacato non è in grado di mobilitare la propria base" oppure "che la base non esiste proprio, che la Cgil ha solo tesserati e non attivisti".

Quanto alla decisione di entrare nell'Usb, per Franca e Maurizio questa "è stata diretta conseguenza di un percorso che ha visto il sindacalismo di base rompere quella marginalità che spesso lo ha contraddistinto". La dimostrazione è data dal fatto che, "soprattutto nel Pubblico impiego, il sindacato di base è oggi l'unica vera forza sindacale presente sui posti di lavoro, in grado di rappresentare i lavoratori ma al tempo rapportarsi direttamente con i movimenti, dai senza casa ai precari".

In chiusura, cinque domande flash e cinque risposte ancora più flash.

Qual è il passo più grave compiuto dalla Cgil di Epifani? Riposta: "Aver eletto Susanna Camusso".

Qual è il passo più grave compiuto dalla Cgil della Camusso? "Aver tolto l'orgoglio alla Cgil di essere la più grande organizzazione di rappresentanza del mondo del lavoro".

Perché uscire dalla Cgil? "Per poter continuare a svolgere un ruolo di rappresentanza dei lavoratori e lavoratrici".

Perché aderire all'Usb? "Perché per fare questa rappresentanza non bastano le idee ma serve una massa critica e un'organizzazione, questa non è la conclusione ma l'inizio di un nuovo percorso. Chiediamo anche a Usb di continuare sulla strada della rinascita di un sindacato confederale di rappresentanza reale del mondo del lavoro".

Infine, perché ora questa decisione? "Perché oggi si è portato a conclusione un percorso della Cgil che con l'accordo sulla rappresentanza ha sancito la fine del sindacato". E qui serve un esempio per spiegare cosa è accaduto: "Con l'accordo i sindacati confederali hanno stabilito che per approvare un contratto è sufficiente che questo venga approvato dalla metà degli iscritti ai sindacati. Ma se pensiamo che in alcuni settori come il commercio e i servizi il tasso di iscritti ai sindacati è solo del 6%, significa che a firmare un contratto è chi rappresenta il 3% dei lavoratori". Tradotto, "per approvare un accordo basta un sindacato che rappresenta 1.001 iscritti. Per chiedere però un referendum che abroghi quell'accordo servono 6.001 lavoratori. Per vincere quel referendum servono 10.001 lavoratori".

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