REGIONE LAZIO: LA SANATORIA DELLA VERGOGNA!

Roma -

Regolarizzazione limitata nel tempo, fortemente onerosa per i più poveri e, nei fatti, un atto di sfratto di massa pendente nei confronti di migliaia di inquilini in possesso dei titoli per avere un alloggio popolare.

Salvacondotto, invece, senza nessuna penalizzazione, solo per gli inquilini senza titolo che abitano nei condomini misti che si impegnano con atto di futura vendita, questo per soddisfare i processi di dismissione del patrimonio pubblico che sta tanto a cuore del funzionario collaboratore dell’assessore Valeriani. Proprio in questi condomini è in corso un processo di speculazione perché spesso chi ha acquistato l’alloggio ha illegalmente trasformato queste abitazioni in B&B o ha affittato la casa con regolare contratto ad altre famiglie, come nel caso della signora Beatrice, madre di tre minori, che il 26 prossimo ha lo sfratto da una casa venduta all’inquilino dall’Ater.

Con questo atto della Giunta regionale (trapelato per mezzo di mani benevole e mai discusso con la nostra associazione che rappresenta migliaia di inquilini), l’amministrazione Zingaretti getta la maschera e esplicita la vera considerazione su quello che succede nella gestione delle case popolari.
Si allinea alla dichiarazione di guerra ai poveri rivendicando nei fatti il decreto Lupi, rinunciando alla prerogativa che il Titolo V della Costituzione attribuisce sulla materia del diritto all’abitare alle stesse regioni. Si piega ai voleri dell’Ater, trasformato in un ente sanguisuga, dedicato più al recupero crediti che alla gestione delle case popolari, lasciando nel degrado i quartieri popolari e la periferia romana.
La proposta che è pronta per l’approvazione prevede la regolarizzazione per chi è subentrato nell’alloggio popolare entro il 23 maggio 2014 (data di entrata in vigore del Decreto Lupi), in possesso dei requisiti per l’accesso nell’edilizia pubblica (20.876,99 euro annui complessivi di tutto il nucleo familiare), condizionata al pagamento degli arretrati dei canoni E.r.p., compresi degli oneri accessori, più la somma mensile di 250,00 euro come sanzione dal momento dell’occupazione. Un pensionato che vive con 500 euro mensili o un lavoratore con un normale stipendio, spesso precario, dovrebbe pagare una somma di 35.000/40.000 euro per 10 anni di permanenza nelle case popolari. Chi invece rientra nei limiti del reddito di permanenza, sempre considerando 10 anni di occupazione nelle case, dovrà pagare somme (già scontate) di 48.000/63.000 per un alloggio di 80 mq.

Non avrà penalizzazioni, e pagherà il canone calmierato solo chi, pur avendo occupato un alloggio dopo la data del 23 maggio 2014, accetterà un patto di futura vendita nei condomini misti.

Per le migliaia di inquilini che sono subentrati - senza titolo - dopo il 23 maggio 2014, pur rientrando nei requisiti di permanenza nelle case popolari, con l’articolato proposto viene previsto lo sfratto forzoso entro 120 giorni, passati i quali saranno gli stessi enti gestori ad eseguire autonomamente gli sfratti.

Macchiavellica soluzione viene proposta per coloro che posseggono i redditi di accesso e che sono entrati negli alloggi dopo il 23 maggio 2014: avranno la possibilità di fare il Bando generale e se non avranno l’assegnazione entro 36 mesi dovranno lasciare comunque la casa.
Vogliono dare l’illusione che le case a Roma vengono assegnate attraverso i Bandi e non a seguito di un piano di sviluppo vero delle case popolari.
Proprio le occupazioni senza titolo sono la conseguenza della mancanza ormai decennale della politica pubblica della casa.

L’ASIA-USB chiede un provvedimento che affronti con efficacia il tema della gestione delle case popolari e senza meccanismi che saranno ingestibili da parte di Ater e del Comune di Roma.
Un atto che segni una svolta nella politica della casa, che valorizzi la funzione sociale delle case popolari, che porti un cambiamento nelle periferie dove ha un ruolo determinate questo importante patrimonio pubblico.

Per questo ci battiamo perché venga approvata una norma senza assurde penalizzazioni e che preveda:
- la regolarizzazione fino alla data di fine 2019;
- l’equiparazione dell’inquilino senza titolo al regolare assegnatario, tenendo conto del limite di reddito di decadenza dall'assegnazione, previsti dalla legge, senza meccanismi punitivi e sanzionatori;
- l’innalzamento al 70% del reddito di decadenza, per evitare che due redditi medi facciano uscire dalle case migliaia di lavoratori che sono quelli che hanno finanziato i fondi Gescal;
- di garantire agli inquilini la possibilità di regolarizzare e rateizzare la loro posizione debitoria nei confronti degli enti gestori e questo attraverso un ricalcolo dei canoni non corrisposti che tenga conto del loro reddito;
- l’annullamento delle assurde sanzioni per tutti coloro che vengono regolarizzati e riconosciuti i requisiti per l’ERP;
- il calcolo del 20% del reddito dei figli ai fini della decadenza, redditi spesso percepiti per lavori precari a a tempi alternati.
ASIA-USB