Regione Lazio: losche manovre per rendere inutile il provvedimento di regolarizzazione degli inquilini tramite l'introduzione di atti punitivi e ingiusti
Mentre al Consiglio Regionale del Lazio inizia la discussione sulla regolarizzazione degli inquilini senza titolo delle case popolari, qualcuno pensa di strumentalizzare il problema che migliaia di famiglie vivono sulla propria pelle, per raccattare qualche voto e un briciolo di consenso.
Asia-USB invita le forze politiche presenti in Consiglio regionale a lavorare concretamente alle soluzioni da attuare per superare lo stato di emergenza ed iniziare a fare politiche attive per la casa, ma da più parti si sollevano voci che invocano i meccanismi punitivi già visti in passato.
Finalmente la Lega getta la maschera e per bocca del suo leader esprime tutto il proprio odio verso i ceti ed i quartieri popolari.
A fargli da sponda alcuni "sindacatini" che propongono modifiche peggiorative agli emendamenti al vaglio.
Sembra che tutti abbiano paura di sporcarsi le mani con le case popolari e pensano di risolvere i loro conflitti esistenziali proponendo soluzioni a metà o addirittura voltandosi dall'altra parte.
Non si capisce, ad esempio, perché un inquilino una volta regolarizzato, debba pagare il 20% in più sul canone rispetto a un altro o perché non possa usufruire di un ricalcolo degli arretrati in base al suo reddito effettivo e non secondo il canone sanzionatorio. Oppure pagare comunque le sanzioni che vanno dai 45.000 ai 65.000 euro.
Una volta riconosciuto il diritto ad un alloggio popolare, chi ha occupato per necessità si troverebbe comunque indebitato a vita a causa della suddetta sanzione amministrativa, che con le maggiorazioni relative ai canoni arretrati può arrivare fino a superare gli 80 mila euro.
Vogliamo ricordare a chi fa solo demagogia su questo tema, manifesta e alimenta invece un odio contro chi sta nelle case popolari, che il fenomeno delle occupazioni senza titolo sono il risultato della mancanza di una politica pubblica per il diritto alla casa, dei processi di privatizzazione, della mancata gestione e dell’abbandono delle case popolari. Proprio per queste ragioni le graduatorie non sono mai servite ad assegnare le case a chi ha bisogno: negli ultimi decenni non sono stata attuati piani di edilizia pubblica degni di questo nome e affrontato il tema della mancanza di case popolari da assegnare a chi ne ha bisogno.
Politici, dirigenti apicali, finti sindacati complici sono accumunati da un unico sentire, il ripristino della legalità (quale legalità se non c’è il rispetto dei diritti fondamentali), solo per auto assolversi dalle loro responsabilità e per aver favorito nelle nostra regione la rendita parassitaria che colpisce i ceti sociali più deboli e che sta coinvolgendo nel dramma casa anche il ceto medio.
Basta riportare il caso di Roberta, madre di due figli minori (uno con problemi di handicap) sfrattata nel 2016 e che ancora è in attesa di avere un alloggio, oppure il caso recente di Marina sfrattata alcuni giorni fa con quattro figli minori (uno autistico) ancora senza soluzione abitativa, nell’indifferenza dell’amministrazione pubblica. Questi sono solo due esempi che valgono per le migliaia di famiglie che vivono l’emergenza casa a causa della mancanza o della perdita del posto di lavoro che gli potrebbe permettere il pagamento di un canone di affitto nel mercato privato.
Per questi motivi, una proposta di sanatoria "minima" deve contenere le seguenti caratteristiche:
- Deve essere in data corrente, e non al 2014 come propone la Giunta regionale e il suo codazzo, in modo da siglare una pace sociale con i ceti popolari e sottolineare l'impegno delle istituzioni a risolvere la questione abitativa e quella della vera gestione di questo importante patrimonio pubblico;
- Deve rispettare i limiti di decadenza dall'assegnazione, previsti dalla legge, e non cedere alle strumentalizzazioni, tenendo sempre a mente che i redditi considerati sono lordi e non netti;
- Deve innalzare almeno al 70% il reddito di decadenza per evitare che due redditi medi facciano uscire dalle case migliaia di lavoratori che sono quelli che hanno cacciato i fondi Gescal;
- Deve garantire agli inquilini la possibilità di regolarizzare la loro posizione debitoria nei confronti degli enti gestori e questo attraverso un ricalcolo dei canoni non corrisposti che tenga conto del loro reddito;
- Deve prevedere, se gli vengono riconosciuti i requisiti per l’ERP, l’annullamento delle assurde sanzioni;
- Considerare che molte volte il superamento dei limiti di reddito sono determinati dai figli che fanno lavori precari a a tempi alternati.
Un atto politico è tale se ha il coraggio di esprimere una posizione con forza e rivendicarla senza esitazioni.
Asia USB