Ridurre gli alloggi sfitti è possibile

Pubblichiamo questo intervento dell'assessore alla casa del Comune di Milano pubblicato sulla cronaca locale del Corriere della Sera. E' significativo che finalmente chi amministra la città si accorge che la presenza di alloggi vuoti, pubblici e privati, è il problema.

Milano -

Se c’è un aspetto dell’emergenza casa a Milano che forse colpisce più di altri è il gran numero di alloggi sfitti, pubblici e privati, sparsi in tutta la città. È un’eredità pesante, soprattutto se si pensa agli oltre 22 mila iscritti alle liste d’attesa dell’Erp e alle tante famiglie sfrattate dalle case private.

Non c’è dubbio che l’obiettivo debba essere quello di azzerare lo sfitto ma per farlo servono risorse, strategie condivise, interventi in tempi brevi. Il Comune sta cercando di farlo, nonostante le oggettive difficoltà di bilancio e la crisi in cui versa Aler. Basti pensare che nel 2013, per la prima volta negli ultimi 4 anni, l’Amministrazione ha messo a disposizione più alloggi dell’ente regionale, che è proprietario del doppio del patrimonio e quindi dovrebbe contribuire almeno per il 60/70% delle assegnazioni. Il dato di dicembre è significativo: il Comune ha consegnato 62 appartamenti, Aler solo 5.

Insomma l’obiettivo è ambizioso e il quadro in cui si opera critico.

Cominciamo dalle risorse. Servono, senza dubbio, ma sono poche. Per questo si è pensato di ‘spostare’ i soldi destinati alle nuove costruzioni verso la riqualificazione del patrimonio esistente. Questo perché con i soldi necessari a costruire una casa nuova si potrà ristrutturare un numero molto superiore di alloggi sfitti. E per situazioni di degrado che da tempo aspettano una soluzione, come via Tofano, via Solari, via Barzoni o via Lorenteggio, avremo finalmente progetti e finanziamenti.

Ma non basta e per questo ci stiamo muovendo su un altro fronte, tentando di assegnare gli alloggi non ancora ristrutturati. La strada potrebbe essere proficua ma le leggi esistenti, a rischio di incorrere in provvedimenti penali, non consentono al proprietario, in questo caso il Comune, di consegnare alle famiglie alloggi fuori norma.

Stiamo per avviare una sperimentazione. Abbiamo individuato 50 alloggi da riqualificare (con lavori minimi più il rifacimento degli impianti) e cercheremo di assegnarli a famiglie che sono in graduatoria (con priorità a quelle sotto sfratto o che hanno chiesto un cambio alloggio in emergenza) e che sarebbero in grado di sostenere gli interventi, poi scalati dal canone di affitto. Potrebbe essere un modello di intervento, ma dobbiamo superare gli ostacoli normativi. La soluzione potrebbe essere una sorta di pre-contratto che consenta di assegnare l’alloggio alla famiglia a patto che vi entri fisicamente solo una volta ottenute le certificazioni sulla sicurezza e sull’idoneità degli impianti.

È una sfida complessa ma, in vista del lavoro congiunto che Comune e Regione avvieranno per la costituzione di un ente che gestisca tutto il patrimonio di case popolari della città, condividendo per la prima volta strategie, decisioni e responsabilità, ci sono le potenzialità e la volontà per affrontarla e vincerla.

9 febbraio 2014

di Daniela Benelli, assessore alla Casa

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