ROMA, MIGLIAIA IN PIAZZA: LIBERTA' DI MOVIMENTO, DIRITTO ALLA CASA E LOTTA ALLA PRECARIETA'
ROMA, I MOVIMENTI SI RIPRENDONO LA PIAZZA DOPO LA REPRESSIONE DEL 9 MARZO DAVANTI AL CIPE
Quasi 5.000 persone hanno dato vita oggi pomeriggio a Roma a un corteo contro la repressione dei movimenti. Dopo l'arresto di Paolo Di Vetta, esponente dei BPM la risposta non si è fatta attendere. "Dobbiamo tornare a far sentire la nostra voce sotto i luoghi del potere", dichiara Di Vetta.
Oggi nella capitale un corteo di 5000 persone. A Roma dopo i gravi fatti di venerdì 9 marzo davanti alla sede del CIPE e che hanno visto l’arresto di Paolo Di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani e di Omar, Edwin, e Balan, cittadini, militanti, occupanti e movimenti sono scesi in piazza nonostante Paolo Di Vetta non sia più agli arresti domiciliari dal 14 marzo e la liberazione, quasi immediata, degli altri tre. La rivendicazione dei bisogni, a cominciare da quello della casa, non si fa fermare dalla repressione.
La manifestazione, con appuntamento a piazza Vittorio, è iniziata alle 16 inoltrate con un corteo di militanti a cui hanno fatto capo i Blocchi Precari Metropolitani, i NO TAV, il Coordinamento del diritto all’abitare, USB, rappresentanze del PRC, gli occupanti di Casal Boccone e altre realtà vicine ai movimenti. “Oggi questo corteo – dichiara Paolo Di Vetta – sembra stia dando la giusta risposta che questa città merita dopo i fatti accaduti il 9 marzo. In quella giornata c’è stata un’aggressione non solo fisica, ma anche politica nei confronti dei diritti e un tentativo di restringimento delle libertà personali e nella libertà di movimento come se il disagio che cresce e si manifesta nei luoghi significativi, decisionali rispetto all’uso delle risorse, debba essere fermato. Invece – aggiunge – è un disagio vero che cresce, fatto di ripensamenti, di persona senza casa, di precarietà che non si può contenere con l’uso della forza pubblica. Il tentativo del nove è stato il bisogno di dimostrare questo. Oggi ci stanno impedendo di arrivare sotto la Prefettura, per gli allestimenti della maratona di domani, ma è una verità pretestuosa perché ce l’hanno comunicato solo qualche ora di prima dell’inizio della manifestazione. Noi siamo pronti a ripartire nei confronti del Campidoglio e del Governo. Dobbiamo tornare a manifestare sotto i luoghi decisionali”. Lo scenario che accompagna le parole di Di Vetta e questa giornata di manifestazione è ricco di colori e diverse realtà: è la Roma meticcia a risaltare. Immigrati e occupanti pronti a sfilare in un corteo che intende, ancora una volta, muoversi per affermare i diritti dei nostri cittadini, il diritto alla casa. E sono gli stessi immigrati che “i movimenti strumentalizzano”, secondo l’ordinanza che ha messo ai domiciliari Paolo Di Vetta. “Secondo l’ordinanza che mi ha messo ai domiciliari si parla di una casta di bianchi – spiega il leader dei BPM –. Una casta che sfrutta i disagi degli immigranti portandoli a fare manifestazioni che hanno solo un vantaggio politico per questa casta e addirittura – aggiunge - provano ad avanzare anche ipotesi estorsive, di vantaggio economico. Noi stiamo contrastando questa lettura che serve forse per sostenere le misure che ci vengono combinate per la repressione che ci colpisce. Su questo occorre fare anche molta attenzione. In modo probabile veniamo percepiti come un movimento di organizzazione del disagio che potrebbe anche trasformarsi in momenti di rabbia e conflitto forte”. Ma a contrastare l’ordinanza oggi non sono mancate tuttavia alcune testimonianze, in presa diretta, di alcuni occupanti immigrati: “C’è stata tanta tristezza per l’arresto di Paolo – dichiara un’occupante moldava – Io il 9 ero lì. La manifestazione era tranquilla. Paolo mi ha aiutata a trovare casa quando sono rimasta per strada, sfrattata senza aiuto”. Anche una signora del Marocco quando parla di Paolo non è sembrata riferirsi a un uomo qualsiasi: “Paolo è il padre delle occupazioni. Aiuta tanta gente: i malati, i bambini. In Italia non c’è più democrazia. Il più grande mangia il più piccolo. Quando sono rimasta per strada con tre figli solo Paolo ci ha dato un posto dove dormire”. Segue poi la testimonianza di una giovane eritrea: “Paolo è un nostro compagno. Lui fa le cose per noi stranieri. Io solo grazie alla vita nelle occupazioni riesco a mandare qualche soldo a casa. Come farei se dovessi pagare 500 euro per una stanza?”. Domanda lecita a cui non è possibile trovare una risposta che possa soddisfarla. Del resto il problema del caro affitti è un disagio, a Roma, ma non solo che impedisce a moltissimi cittadini, italiani e stranieri, di avere un tetto sopra la testa. Qual è il problema a Roma, dunque? Come poterlo risolvere? “A Roma come nella Val di Susa – dichiara Fabio Alberti, della Federazione della Sinistra - bisogna cambiare registro, passare dalla politica delle grandi opere a una politica che metta al centro le fasce più deboli della città, che vada incontro ai cittadini più bisognosi. In questi anni si è sperperato denaro pubblico, sono state utilizzate aziende pubbliche per assunzioni illegali. I movimenti di lotta da anni chiedono che le case sfitte vengano rimesse nel mercato e date a chi è senza casa. Si tratta di 30.000 senza casa. La manifestazione di venerdì scorso chiedeva che i soldi per la TAV venissero utilizzati per le case popolari, ma è intervenuta la polizia e con quest’intervento è stato compiuto un atto gravissimo: l’arresto di persone che chiedevano dignità per chi è senza casa e che si cambiasse modello di sviluppo. Oggi in piazza chiediamo la loro libertà e un’altra Roma: una capitale per la gente comune. Bisogna cambiare registro: se la manovra di bilancio non va bene va rivista. I movimenti continueranno a restare in piazza contro la manovra di bilancio”. E nonostante il TAR in passato sia andato contro il sindaco Alemanno che vietava i percorsi durante le manifestazioni anche oggi il corteo non ha potuto fare il suo corso: a 50 metri da largo Corrado Ricci i manifestanti sono stati circondati e bloccati da blindati e caschi. A nulla sono servite le trattative: Fabio Nobili, Consigliere Regionale della Federazione della Sinistra e Fabio Alberti non lasciano spazio a fraintendimenti: mandano un comunicato stampa parlando di “agguato della polizia”.