«Roma non si vende»
Dal Corriere della Sera on-line cronaca di roma del 5 maggio 2012
Acqua pubblica, partito il corteo
«Siamo in diecimila», dicono gli organizzatori della manifestazione contro la vendita delle quote Acea
«Siamo in diecimila», dicono gli organizzatori della manifestazione contro la vendita delle quote AceaROMA -«Roma non si vende». Questo lo striscione «in difesa dell'acqua e dei servizi pubblici locali» che apre il corteo contro la vendita del 21% delle quote di Acea, organizzato da movimenti, associazioni e partiti politici di opposizione della Capitale. Un corteo contro la «svendita» dell'Acea. In testa al corteo, partito da Piazza Vittorio e diretto a Piazza Santi Apostoli, ci sono esponenti del coordinamento romano Acqua Pubblica, che indossano magliette in cui si ricorda l'esito del referendum del 12 e 13 giugno 2011. Ma sono tante le bandiere che sventolano tra i manifestanti: dal Pd, all'Idv, Sel, Cgil. Sfilano anche i ragazzi del Teatro Valle occupato e alcuni dei centri sociali, come il Corto Circuito. I partecipanti sono oltre 10 mila, secondo il coordinamento romano Acqua pubblica, che ha organizzato insieme ad altre realtà il corteo.
COMIZIO FINALE - Il corteo contro la «svendita» di Acea - dove nel frattempo è comparsa anche qualche bandiera dei No Tav - ha raggiunto via dei Fori Imperiali. Da qui il serpentone ha puntato piazza Venezia, per poi imboccare via IV Novembre e fermarsi in piazza Santi Apostoli, dove c'è stato il comizio finale. Tanti i cori e gli slogan contro il sindaco: tra i più gettonati «Alemanno vattene», «Te ne devi annà» e tutti quelli inneggianti alle dimissioni del primo cittadino.
MINISINDACI - A manifestare anche i minisindaci del centrosinistra, muniti di fascia tricolore, e cittadini dei comuni della provincia di Roma, da Monterotondo a Mentana fino a Oriolo Romano. Tra i vari sindacati partecipanti al corteo ci sono Usb, Cobas e la Cgil, rappresentata dal segretario per Roma e Lazio, Claudio Di Berardino: «È una manifestazione che vede insieme tanti soggetti, una rappresentazione di diverse realtà unite tutte dalla necessità di far cambiare il bilancio all'amministrazione comunale per renderlo più equo». Per Di Berardino «serve rilanciare il lavoro, facendo per esempio partire gli appalti pubblici, e dare slancio alle aziende pubbliche, senza pensare di svenderle come si vuole fare con Acea».
Redazione Roma online