Scandicci, 500 case popolari vendute a prezzo maggiorato. Comune vuole penale e cittadini i soldi. Ma la coop è in crisi
Gli alloggi sono stati venduti alle famiglie fino a 100mila euro oltre i costi pattuiti con l'amministrazione. Il sindaco chiede 15 milioni di euro all'azienda che però è ricorsa al Consiglio di Stato. E i cittadini vedono a rischio i 9 milioni prestati alla ditta. M5s: "Il primo cittadino si è mosso in ritardo, mozione di sfiducia". Lui: "Ci siamo mossi correttamente"
di Gianni Rosini | 29 gennaio 2016
Alloggi popolari venduti anche a 100mila euro sopra i prezzi pattuiti, una penale da 15 milioni di euro che rischia di non essere riscossa dall’amministrazione comunale e centinaia di cittadini che potrebbero perdere i propri risparmi. La vicenda che riguarda la vendita irregolare di 500 alloggi popolari nel Comune di Scandicci, in provincia di Firenze, da parte della Cooperativa Unica attende la decisione del Consiglio di Stato, ma le famiglie che hanno acquistato le abitazioni sovrapprezzo e i cittadini che hanno prestato alla cooperativa 9,6 milioni di euro rischiano di perdere i propri soldi. Il Movimento 5 Stelle ha per questo depositato una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Sandro Fallani (Pd) che, però, si dice tranquillo: “Ci siamo mossi correttamente, mettendo i cittadini al primo posto – commenta – Il M5S parla di mozione di sfiducia quando non ha nemmeno i numeri per discuterla”.
La vicenda ha inizio nel 2008, quando Comune e cooperativa firmano una convenzione per la costruzione di 500 nuovi alloggi Peep (Piano di edilizia economica popolare). La società ha così la possibilità di effettuare i lavori senza doversi fare carico degli oneri concessori, ma si impegna a rivendere gli immobili a prezzi che non superino i limiti stabiliti dall’accordo. È solo dopo due anni, nel 2010, con la segnalazione di un cittadino, che si viene a conoscenza di vendite a prezzi molto più alti, anche oltre i 100mila euro di differenza. “Una situazione – dice il consigliere comunale M5s Valerio Bencini – venuta a galla solo grazie alle proteste di un privato cittadino, segno che non c’è stato alcun controllo da parte dell’amministrazione comunale”. Inoltre, racconta Bencini, “il Comune non ha immediatamente avvertito i cittadini e le vendite a prezzi gonfiati sono continuate anche nei mesi successivi”. Una ricostruzione contestata da Fallani: “Al tempo dei fatti – spiega – non ero in carica, ma l’amministrazione ha operato in piena trasparenza: si è presa del tempo per verificare l’effettiva violazione degli accordi e, una volta fatto questo, ha subito richiesto l’applicazione delle penali”.
Accertamenti che, riporta il consigliere del M5S, sono durati due anni. Così, a fine 2011, arrivano le prime sanzioni: 15 milioni di penali, il doppio rispetto ai 7,5 milioni in eccesso che la cooperativa avrebbe ottenuto grazie all’aumento dei prezzi. Le penali, però, diventeranno esecutive solo nel 2014 quando, dopo il ricorso al Tar da parte della società costruttrice, il tribunale amministrativo riconosce la violazione degli accordi da parte della Coop Unica e ordina al Comune di calcolare le sanzioni secondo i criteri stabiliti dal tribunale. Quando l’amministrazione presenta il conto alla cooperativa, però, un nuovo ricorso: “Il Comune – continua Bencini – ha effettuato i calcoli senza seguire le indicazioni del Tar, così da invalidare la procedura”. “Certo – ribatte il sindaco Fallani -, chiunque nei panni dell’avvocato della cooperativa avrebbe fatto ricorso. Vediamo cosa decide il Consiglio di Stato, ma noi siamo tranquilli”.
Ai problemi legati al pagamento delle penali, però, se ne aggiungono altri. Dopo la prima sentenza del Tar, la società viene messa in liquidazione. Una situazione che mette a rischio anche i 9,6 milioni di euro che Unica aveva ottenuto sotto forma di prestito sociale. “Oltre a coloro che hanno acquistato una casa con prezzi superiori al valore stabilito – conclude Bencini – questa situazione penalizza anche chi ha prestato soldi alla cooperativa”. Per il sindaco Fallani “è una situazione kafkiana”. “Siamo uno dei Comuni italiani più attenti riguardo ai Peep – dice – Per questo, una volta emerse irregolarità, ci siamo tutelati applicando subito le sanzioni. La mozione di sfiducia è una semplice speculazione politica. E i Cinque Stelle non hanno i numeri per discuterla”.
Twitter: @GianniRosini