SEMINARI SULL'AUTORECUPERO

Palermo -

La speculazione sulle aree edilizie è stato il principale pilastro su cui la classe dominante, in stretto rapporto con la mafia, sin dal dopoguerra ha costruito il suo potere nella nostra città.

Dopo il “sacco di Palermo”, il P.P.E. adottato - “che accolse quanto di meglio e di positivo aveva maturato la cultura urbanistica dalla Carta di Gubbio in poi” - doveva disegnare un futuro diverso per il centro storico cittadino.

Le politiche messe in atto dalle destre hanno invece favorito la speculazione e la rendita. I bandi per la ristrutturazione (il V e il VI in particolare) hanno aperto la strada alle società immobiliari; senza alcun controllo da parte dell’amministrazione comunale queste hanno acquistato ampie porzioni dei quattro mandamenti rivendendole con un guadagno del 300%, dopo aver effettuato le ristrutturazioni con i fondi pubblici.

Questa soluzione, che legava esclusivamente al mercato il risanamento del centro storico, è sostanzialmente fallita.

Accanto a porzioni dei 4 mandamenti trasformate in residenze di lusso per la borghesia palermitana, configurando un “CENTRO STORICO MUSEO”, niente è stato fatto per ripristinare un immenso volume di immobili, di proprietà privata e comunale, abitati e non, che sono rimasti in stato di totale degrado.

I recenti crolli avvenuti hanno dimostrato proprio il fallimento della politica comunale, tanto da costringere l’Amministrazione a redigere una mappatura degli immobili in stato di pericolo.

Il risultato di questa verifica sul territorio è impressionante. Centinaia di migliaia di metri quadrati hanno immediata necessità di un risanamento.

Accanto a questa emergenza a Palermo ne esiste un’altra: centinaia di famiglie da anni aspettano l’assegnazione di case popolari perché non in grado di affrontare affitti il cui costo, in questi anni, ha avuto un incremento esponenziale.

Molte di queste famiglie sono state per generazioni proprio residenti nel centro storico e, per il processo di gentrification, ne sono state espulse.

Il comitato di Lotta per la casa 12 luglio

Il problema abitativo a Palermo è ormai cronico, non essendo mai stato affrontato dalle diverse Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi trent’anni. L’ultimo bando utile per l’assegnazione di alloggi popolari risale al 1974.

Fin dalla prima giunta Orlando si è proceduto a una serie di soluzioni tampone per rispondere alle situazioni più estreme di emergenza, quali la sistemazione in locande convenzionate che poi dava accesso al contributo alloggiativo (buono casa).

Nel 2001 il Commissario Guglielmo Serio praticò un drastico taglio alle spese sociali, tra cui proprio i contributi alloggiativi, determinando una serie di proteste di piazza e occupazioni da parte dei beneficiari degli interventi comunali soppressi.

Questa situazione di fermento portò alla nascita quasi spontanea del “Comitato di Lotta per la casa 12 luglio”.

La prima azione di rilievo fu l’occupazione della Cattedrale per 22 giorni, che si risolse con l’affidamento temporaneo di 17 alloggi popolari requisiti dal Prefetto al Comune di Cerda.

Da questo momento in poi il Comitato ha aperto una vera e propria vertenza con l’Amministrazione Comunale che ha prodotto quanto segue:

  • il riconoscimento, da parte del Governo Nazionale, all’utilizzo dei beni confiscati alla mafia per fini abitativi;
  • la requisizione degli alloggi popolari non utilizzati;
  • l’istituzione di una commissione mista (Comune e parti sociali) per stilare la lista di emergenza abitativa e avviare l’assegnazione degli alloggi che si rendevano disponibili. In un periodo di due anni (dal 2003 al 2005) furono assegnati 102 alloggi, di cui la metà confiscati alla mafia, su 117 famiglie della lista di emergenza;
  • la riapertura del bando per l’assegnazione di alloggi popolari fermo dal 1974;
  • l’assegnazione di altri 6 alloggi confiscati;
  • l’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio Comunale di un atto di indirizzo che accoglie le proposte del comitato, tra cui l’autocostruzione e l’autorecupero come pratiche di intervento sulle abitazioni in stato di degrado;
  • l’integrazione al regolamento del settore interventi abitativi che permetterà la creazione di una graduatoria di emergenza.

Questi risultati sono stati raggiunti nell’arco di 6 anni di lotta fatta di presidi, cortei, occupazioni ed incontri con le istituzioni. Tuttavia le varie amministrazioni che si sono succedute a Palazzo delle Aquile hanno continuato a non pianificare un intervento risolutivo per il problema della casa, limitandosi a praticare una serie di soluzioni tampone estremamente dispendiose e inadeguate, costringendo i senza casa a una continua situazione di precarietà.

Un intervento pubblico per uscire dall’emergenza

Riteniamo che una delle soluzioni adottabili sia un mirato intervento pubblico, che porti alla ristrutturazione degli immobili degradati del centro storico e alla loro assegnazione alle famiglie dei “senza casa”.

L’autorecupero è la forma che proponiamo per avviare tale politica, come già avviene in molte regioni italiane e in Europa. Un'azione dotata di tali caratteristiche sollecita la nascita di cooperative composte per lo più da senza casa. Con l'adozione di tecniche semplici per riadattare immobili degradati, gli stessi soci della cooperativa, opportunamente assistititi da tecnici, prestano la loro opera per la ristrutturazione degli appartamenti, impegnandosi a prestare un determinato numero di ore lavorative fino al termine del progetto. I vantaggi di questo tipo di intervento sono significativi: l'abbattimento dei costi arriva alche al 60% del valore dell'intervento.

Alle cooperative possono partecipare sia italiani che stranieri, trovando motivi di incontro nella condivisioni di un obiettivo comune. Infine, da non sottovalutare, il legame affettivo che si genenra con il luogo e la nascita di relazioni sociali significative (topophilia), in contrapposizione al processo di ghettizzazione ormai da anni in costante crescita in città.

L’autorecupero, con le stesse somme sperperate in questi anni dall’amministrazione comunale per le varie soluzioni tampone, avvierebbe su vasta scala il processo che farebbe uscire finalmente la città dall’emergenza abitativa evitando ulteriori speculazioni.

Gli immobili recuperati rimarrebbero di proprietà comunale e assegnati in usufrutto alle stesse famiglie, configurandone così un uso realmente pubblico. Lo stesso progetto potrebbe estendersi in futuro anche a quegli immobili privati, i cui proprietari non sono in grado di garantirne la ristrutturazione, e pertanto ad oggi costituiscono un pericolo per l’incolumità pubblica.

Il programma:
1 aprile : piazza Garraffello
2 aprile : giardino dell'Alloro
3 aprile: piazza ss Cosmo e Damiano
 
5 aprile : piazza s. Francesco - circolo Maloussein
 
interverranno:
Toni Pellicane Comitato "12 luglio",
Sabina Padrut, architetto
Ramon La Torre, architetto

www.kom-pa.org