ROMA, SFRATTO DI VIALE JONIO: OTTENUTO UN RINVIO AL 18 GENNAIO

Il picchetto solidale è riuscito ad ottenere che lo sfratto non venisse eseguito stamattina (sul posto erano presenti il fabbro, il medico e le forze dell'ordine). Il Municipio, intervenuto anch'esso nella mediazione, dovrebbe avere il tempo sufficiente per rendere operative le delibere in grado di aiutare Nicoletta. Rimane il problema strutturale della mancanza di case e lentezza degli uffici.

Roma -

Al termine di una lunga trattativa lo sfratto di Nicoletta è stato rinviato al 18 gennaio 2023. Un risultato importante e non scontato ottenuto grazie alla tenacia dei solidali e degli attivisti accorsi, la presenza delle istituzioni di prossimità e la capacità di un territorio ancora capace di esprimere sia conflitto che contenuti politici seri e attinenti alle difficoltà che ogni giorno migliaia e migliaia di cittadini sono costretti ad affrontare.

La storia di questo sfratto rappresenta bene la situazione generale. Una famiglia in difficoltà con il pagamento dell’affitto (difficoltà che possono insorgere per vari motivi, dalla perdita del lavoro alla malattia) e che rischia di ritrovarsi in strada, senza che si riesca a trovare una soluzione alternativa dignitosa e senza dunque che si riesca ad applicare il passaggio da casa a casa.

Dinnanzi a questi processi la prima cosa che salta all’occhio è la mancanza di alloggi pubblici, continuamente denigrati da tutti, ma unici strumenti in grado di far fronte all’emergenza nel breve periodo (sempre se si mette mani agli uffici inserendo nuovo, numeroso e preparato personale). Emerge anche la (purtroppo) insufficienza degli strumenti economici esistenti di fronte alla volontà di non concedere alloggi in affitto a persone con particolari fragilità economiche e sociali. Un tema che sta emergendo con sempre maggior frequenza e che rende ancor più urgente attrezzarsi in termini di alloggi anziché allestire strutture pubbliche deputate alla sola mediazione (i soldi così investiti finora avrebbero portare migliaia di alloggi pubblici in più al patrimonio). In questa direzione l’Amministrazione Capitolina dovrebbe mettere in atto un cambio di passo e dotarsi velocemente di tutti gli strumenti al fine di aiutare chi soffre la crisi economica (più case, migliore gestione ed indirizzo politico volto ad aiutare le persone).

D’altra parte non possiamo non descrivere il ruolo che i tanti gruppi che detengono ingenti quote di patrimonio abitativo in questa città svolgono. Questa mattina la proprietà era Enasarco, ente che ha alcune migliaia di alloggi in seguito alla dismissione del patrimonio originario (circa 14 mila unità). Lo stesso ente spesso si ritrova a detenere alloggi senza utilizzarli ed ovviamente murandoli per prevenirne l’occupazione. Questo è un lusso che la città non può permettersi.

La proprietà privata, come spesso viene ricordato, è tutelata dalla nostra Costituzione che però la orienta alla funzione sociale (art. 43: La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti). Per tanto non può essere accettato come normale il fatto che più di 150.000 alloggi in questa città non vengano utilizzati e siano lasciati sfitti. Ancor più fastidioso se a farlo sono enti che in passato hanno goduto di trattamenti di favore da parte del pubblico o al 100% pubblici.

Infine, sottolineiamo la gravità della situazione: fin dalla prossima settimana sono previste numerose esecuzioni fra cui quella di un’altra donna, anziana e percettrice di solo assegno sociale, che al di là di tutte le promesse ed i proclami fatti, non ha ancora ricevuto nessuna offerta abitativa dal Comune di Roma.

Asia-Usb Roma