Si butta dal secondo piano per evitare lo sfratto, muore sessantaseienne

Dalle dichiarazioni aberranti riportate nell'articolo del Sindaco di Almisano di Lonigo si può dedurre chi è il vero il responsabile di questo ennesimo 'suicidio'. Chi a 66 anni non ha 'voglia di lavorare' va sfrattato dalla casa del comune.

A vedere come hanno ridotto le istituzioni italiane ci viene solo da dire: FERMIAMOLI!

 

Dal Corriere on-line: corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/15-maggio-2013/si-butta-secondo-piano-evitare-sfratto-66enne-fin-vita-2121154318803.shtml

Vicenza -

Almisano di Lonigo. Il provvedimento amministrativo riguardava un appartamento di proprietà del Comune

a lonigo

Si butta dal secondo piano per evitare
lo sfratto, muore sessantaseienne

Almisano di Lonigo. Il provvedimento amministrativo riguardava un appartamento di proprietà del Comune

VICENZA -Ha accolto senza dire una parola l'ufficiale giudiziario che gli notificava lo sfratto per morosità, poi si è chiuso in bagno e si è gettato dalla finestra del secondo piano della sua casa di Almisano di Lonigo (Vicenza), morendo poco dopo il ricovero in ospedale. È il secondo caso che finisce in tragedia in due giorni quello di Galdino Dalla Barba, 66 anni. Il giorno prima era stato un operaio di Vittoria, nel ragusano, Giovanni Guarascio, a darsi fuoco per tentare di salvare la sua casa messa all'asta per 26 mila euro. È ricoverato in prognosi riservata nell'ospedale Cannizzaro di Catania, che ha accolto anche la moglie e un assistente di Polizia, investiti dalle fiamme. Un filo rosso unisce le due vicende, quell'abitazione vissuta come l'ultimo baluardo di una vita difficile, precaria, che rischiava di essere cancellato. Dalla Barba viveva da tempo un'esistenza da emarginato: morta la moglie, aveva trascorso gli ultimi anni nel degrado e nell'isolamento.

Il sindaco Giuseppe Boschetto racconta che non aveva mai pagato l'affitto della casa concessa dall'amministrazione municipale e aveva sempre rifiutato di cercarsi un lavoro. «Più volte il Comune gli aveva proposto un'occupazione come nonno vigile o addetto alle pulizie - si sfoga - ricevendo sempre un diniego. Da qui la situazione sempre più esasperata a fronte di una morosità insostenibile». Quella casa che Dalla Barba considerava sua doveva andare a una ragazza di 19 anni, rimasta sola con due figli piccoli da accudire. «Gli avevamo proposto di trasferirsi nell'albergo gestito dalla Caritas - si sfoga il sindaco - avremmo pagato noi la pigione, ma non ne aveva voluto sapere». Quando ad ora di pranzo, l'ufficiale giudiziario e i vigili urbani hanno suonato il campanello, non ha fatto una piega. Non ha protestato nè cercato di opporsi. Ha chiuso la porta del bagno e si è lanciato nel vuoto da un'altezza di quasi nove metri. Va alla salute dei genitori - il padre ha ustioni di terzo grado sul 50% del corpo - ma anche della casa perduta il pensiero di Martina Guarascio, la figlia più piccola dell'uomo di Vittoria, che lancia un disperato appello. «Vi prego: aiutateci - dice - non lasciateci di nuovo da soli». E aggiunge: «mi appello al governatore Crocetta e alle istituzioni, vogliamo ricomprare la nostra casa, perchè è l'unica cosa che abbiamo e mio padre l'ha costruita con tanti sacrifici. Adesso siamo solo io e mia sorella e tra 15 giorni queste persone verranno a reclamare l'appartamento. Noi che fine faremo?». (Ana)


15 maggio 2013 (modifica il 16 maggio 2013