SOVRANITÀ SOCIALE E BENI COMUNI: LA CITTÀ DI ROMA NON È IN VENDITA!

Roma -

Venerdì 8 luglio ore 18 
- ASSEMBLEA PUBBLICA -
nel deposito Atac occupato nel quartiere San Paolo

(via Alessandro Severo)

 La doppia decisione, con le delibere 30 e 35 appena approvate, di metter in vendita i gioielli di famiglia da parte del Comune di Roma e di Atac, rappresenta uno schiaffo alla città e a coloro che si sono espressi nettamente contro le privatizzazioni e la dismissione dei beni comuni, con i referendum del 12 e 13 giugno scorso.

Come Roma Bene Comune non possiamo condividere “la riduzione del danno” rappresentata dalla modifica del soggetto che procederà all’alienazione del patrimonio Atac. Il fatto che sia la mano pubblica e non quella di un fondo immobiliare a gestire le vendite non cambia la sostanza dell’azione. Le necessità di cassa trasformano sempre più le amministrazioni in agenti immobiliari e il cosiddetto “governo dei beni comuni” diventa un esercizio estetico teso a mascherare i processi di dismissione condivisi sia dal centro sinistra che dal centrodestra.

Chi governa cede aree, suolo, patrimoni ingenti, cedendo al ricatto degli oneri concessori che arrivano dai privati in cambio di cubature, snellimenti procedurali e trasformazioni di destinazione d’uso.

Con l’occupazione del deposito Atac di San Paolo abbiamo voluto esercitare sovranità su un’area che il contratto di quartiere destinava a servizi pubblici locali e ora, che viene lasciata alla speculazione dei pochi a danno dei tanti, non intendiamo recedere dai percorsi intrapresi.

Ancora di più oggi alla luce della delibera 35 approvata e alla vigilia di un bilancio “lacrime e sangue” che sta per essere portato in aula dall’assessore Lamanda. La difesa dei beni comuni passa proprio attraverso queste pratiche di “custodia” sociale e di azione diretta, pratiche comuni dalla Val di Susa alla Sicilia, che hanno avuto nei milioni di si referendari la rappresentazione cristallina di un sentire maggioritario.

Le opposizioni che siedono nelle aule consiliari, quando non tengono conto di ciò, fanno peggio di chi governa. Perché aggiungono alle manovre finanziarie e alle privatizzazioni dei beni comuni prodotte da chi amministra, un sostegno indiretto che rafforza un modello di sviluppo liberista, favorevole alla rendita e alle concentrazioni bancarie, utilizzando l’emergenza sociale permanente come una tagliola: in assenza di denaro pubblico per garantire servizi e posti di lavoro bisogna attrarre soldi privati vendendo il patrimonio di tutti.

Così la città si mette in vendita e tutti concorrono all’allestimento della vetrina.

I fondi per garantire i servizi e il benessere della città possono e devono essere trovati altrove, negli arricchimenti che la rendita ha accumulato in questi anni, nelle grandi evasioni fiscali, nella corruzione e nel nepotismo dilagante.

Noi riteniamo che la vertenza apertasi a Roma nei confronti della giunta Alemanno, già dalla mobilitazione sul Bilancio dello scorso anno e proseguita poi a novembre con lo sciopero dei sindacati di base e l’assedio della Regione Lazio per contestare direttamente l’operato della Polverini, rappresenta un valore aggiunto per questa città. Un valore aggiunto e incomparabile, posto che senza questa nostra opposizione nulla si sarebbe messo in campo contro i poteri forti della città. Ed è proprio per questo che oggi Roma Bene Comune è comunque una grande vittoria sia che riusciamo in questi ultimi giorni a strappare dei risultati nel Bilancio 2011 di Alemanno, sia che vada diversamente, così come è andata con le delibere su Atac dove ha vinto la rendita speculativa.

Per condividere queste considerazioni e per proseguire nell’allargamento dello spazio pubblico di Roma Bene Comune, ripartiamo dal deposito occupato, incontriamoci per decidere come difendere lo spazio fisico, sociale e politico che sta rappresentando dentro una contrattazione generalizzata delle decine di vertenze/resistenze esistenti in città. Uno spazio pubblico indipendente che sappia mettere al centro i beni comuni e il diritto al reddito per tutti e tutte.

Invitiamo le associazioni, le reti sociali e studentesche, le realtà sindacali, i comitati di quartiere, i movimenti territoriali che hanno sostenuto la battaglia per l’acqua pubblica e contro il nucleare , ad un confronto pubblico anche con gli amministratori locali che intendono ascoltare e non decidere sulla testa di sudditi  disponibili.

Roma, 28 giugno 2011                             Roma Bene Comune