SPAGNA IN PIAZZA PER LA CASA. LE LEGGI SCRITTE DAL MOVIMENTO.

Roma -

La legge d’iniziativa popolare per la casa e la moratoria sugli sfratti: cosa sono, come nascono.

Sabato 16 febbraio cinquanta città spagnole saranno attraversate in contemporanea da imponenti cortei, per obbligare il parlamento ad approvare la legge di iniziativa popolare per il diritto alla casa e la moratoria degli sfratti. Per la costituzione del paese iberico «tutti gli spagnoli hanno diritto a godere di un alloggio degno e adeguato». È l’articolo 47 a stabilirlo, aggiungendo che compito delle istituzioni è rendere reale tale diritto. Ma i numeri legati alla “questione abitativa” dicono che il mercato di questo si è fatto beffa. Dal 2006 ad oggi 420mila alloggi sono tornati nelle mani delle banche. Chi non ha avuto la possibilità di continuare a pagare il mutuo è stato messo fuori da quelle stesse stanze che l’immobiliarismo finanziario aveva spinto ad acquisire, andando così ad aggiungersi a chi fuori casa ci sta perché sfrattato: nello stesso periodo le persone cacciate di casa per morosità è di 220mila. Un “genocidio” di cui l’immobiliarismo finanziario è il solo responsabile.

Sono state le case ad aver fatto volare l’economia costruendone una melassa, sovrastimandole e concedendo mutui fissati in base a questi prezzi drogati. E ora chi quei mutui non può più pagarli viene cacciato: le case se le riprendono i concessori del mutuo e i loro abitanti, truffati da questo meccanismo infernale, si ritrovano condannati a pagare debiti per tutta la vita.

La legge d’iniziativa popolare nasce da tutto questo. Intere porzioni del territorio urbano del paese si caratterizzano per un tappeto di case vuote, perché “requisite” dalle banche, con migliaia di cittadini sbattuti per strada (cfr. Dinamopress in “Da casa nasce casa"). La legge d’iniziativa popolare, che con oltre un milione e 400mila firme ha più che doppiato la soglia necessaria per raggiungere la discussione parlamentare, è frutto di un lavoro imponente di raccolta dati, di studio e proposizione di meccanismi legislativi, di un continue discussioni per prepararne il testo. Una legge che, come specifica l’appello che convoca la manifestazione, «non chiede l’elemosina, non accetta tagli, ma rappresenta un modo concreto per portare la democrazia nelle mani del popolo e non in quello del potere finanziario». Per farla finita con il (non) vivere in città dove ci sono case senza persone e persone senza casa.

Questi i punti forti dell’articolato: le persone a cui le banche hanno tolto casa possono rientrare nella propria abitazione a “saldo zero”; dovranno essere annullati i debiti pregressi (interessi compresi); la medesima casa dovrà essere loro riassegnata per un periodo garantito di cinque anni, pagando un affitto non superiore al 30% del proprio reddito; dovranno essere sospesi gli sfratti; si dovrà puntare alla creazione di alloggi (da reperire tra il milione e passa di case invendute) da destinare all’edilizia sociale in numero nettamente superiore a quello ridicolmente piccolo promesso dal governo, seimila unità.

Ci sono famiglie per strada e già molte persone che non riuscendo a “pensarsi” capaci di pagare il debito addossatogli si sono uccise. La legge, dicono i legislatori popolari, va approvata dal parlamento. Per questo hanno deciso di “non starsene con le mani in mano”, ma di accompagnarla con le manifestazioni, pronti a esercitare ogni forma di disobbedienza civile verso quei partiti che non la voteranno, diventando così complici del genocidio. Le banche hanno già detto che la legge non va neppure presa in considerazione, decise come sono a continuare con la “truffa del mattone” e salvate da continue iniezioni di denaro da parte dello stato.

È dal 2010 che si pensa ad una legge simile, quando la questione abitativa è apparsa nella sua forza con un milione di case invendute e oltre 100mila abitazioni tornate nei portafogli delle banche. Tra i promotori di questa Iniciativa Legislativa Popular (ILP), oltre al soggetto principale costituito dalla Plataforma de Afectados por la Hipoteca (PAH, i comitati di chi è colpito da sfratti e requisizioni ipotecarie), anche i sindacati CCOO e UGTC della Catalogna, la confederazione di associazioni ambientaliste e di economia sociale CONFAVC, le associazioni del terzo settore e l’Osservatorio DESC dei diritti sociali. Un’iniziativa che giunge a segnare la fine di un percorso nazionale iniziato da tempo.

È dal 2004, ancor prima della situazione drammatica prodotta dalla crisi economica, che soprattutto a Barcellona si sviluppa un vasto movimento di lotta per la casa: Plataforma por una Vivienda Digna è il suo nome e si impegna nel blocco degli sfratti e per l’applicazione dell’articolo 47 della costituzione.

Il movimento, molto eterogeneo, raccoglie una grande quantità di collettivi e dal 2006 promuove le asambleas por una vivienda digna inizialmente a Madrid e a Barcellona, per poi ampliarsi anche ad altre città. Il 14 maggio del medesimo anno viene convocata la prima manifestazione, che si riconvoca successivamente per un mese consecutivo, tutte le domeniche. Attraverso un sito internet V de Vivienda si sviluppa il dibattito sul diritto alla casa, contro la speculazione finanziaria e la violenza immobiliare. Per tutto l’anno in Spagna si organizzano manifestazioni davanti i palazzi del governo e continue azioni di protesta di vario tipo, fino ad arrivare al marzo del 2007 quando, in molte città, ma soprattutto a Madrid e a Barcellona (qui scendono in strada 20.000 persone) si svolgono manifestazioni molto partecipate.

Il movimento cresce quando esplode la crisi del 2008. Nasce la Plataforma de Afectados por la Hipoteca movimento sociale apartitico, che s’intreccerà con il movimento 15M e si oppone agli sfratti con picchetti, trattative con le banche e proteste. Tra l’estate del 2006 e l’inverno del 2008 il governo versa 30.000 milioni di euro nelle casse delle banche, mentre il popolo spagnolo è martoriato da esecuzioni ipotecarie e sfratti. L'aumento della disoccupazione è vertiginoso, toccando picchi superiori al 20%, mentre aumentano anche i mutui Euribor: migliaia di famiglie si ritrovano così impossibilitate a continuare un mutuo cresciuto esponenzialmente.

La Plataforma de Afectados por la Hipoteca è riuscita a “tenere insieme” le esigenze dei vari componenti, costruendosi intorno ad alcuni punti condivisi:

1. Prediligere un incentivo alla locazione rispetto alla casa di proprietà.
2. Rivendicare l'uso sociale delle abitazioni vuote presenti in città, aumentando la pressione fiscale nei confronti di chi è proprietario di case che tiene vuota.
3. Esigere il controllo dei prezzi delle abitazioni per evitare aumenti artificiali, e riduzione del valore del suolo per uso sociale.
4. Battersi contro la corruzione e la speculazione.
5. Chiedere che ogni intervento edilizio sia programmato secondo i principi di un’urbanistica sostenibile che non sia in conflitto con l’ambiente.

Si parla e si discute, anche, di battersi contro la precarietà del lavoro, ritenuta direttamente legata al problema degli alloggi.

È uno studio dell’economista Branko Milanovic a illustrare che dal 2007 al 2010 l’impatto maggiore della crisi ha interessato le fasce più povere della popolazione, che hanno visto una diminuzione fino al 45% del reddito, mentre le fasce più ricche ne hanno risentito per il 5%. Negli ultimi due anni la classe media, che aveva visto una riduzione dal 5 al 15% del proprio reddito, viene colpita da un processo di generale impoverimento, in maniera molto simile a quanto già accaduto in Grecia.

Quando a marzo del 2011 il testo della legge è pronto per iniziare la raccolta delle firme, il governo per un anno blocca l’autorizzazione a procedere con i necessari passaggi “istituzionali”, per cercare di tenere una campagna di questo tipo lontana dalle elezioni generali. La raccolta firme parte il 18 aprile 2012 e arriva a quota 1.402.845, un numero di firmatari molto più alto della soglia richiesta per portare la legge in parlamento.

La “svolta” è di pochi giorni fa, martedì 12 febbraio, quando il parlamento è pressato fin dentro le sue porte da oltre 500 persone che accompagnano Ada Colau della PAH a “spiegare” la legge ai deputati. È lei a trovare le parole per dire che la loro è «la risposta sociale, che sembrava impossibile, a un problema nascosto e atomizzato», a far conoscere come funziona il movimento, le sue riunioni settimanali, le mobilitazioni. A raccontare di come chi perde la casa si approccia al movimento dapprima “depresso e vergognandosi”, ed è solo parlando con chi ha il suo stesso problema che si trasforma in attivista e riesce a rompere la cappa di solitudine.

Una seduta fiume che porta uno “stremato” Partido Popular a fine per cedere e votare sì all’apertura della discussione in aula. A seduta in corso arriva la notizia dell’ennesimo suicidio: quello di una coppia di pensionati di Maiorca strangolata dal mutuo. La rabbia si mescola alla gioia per quanto si è riusciti proprio in quel momento a strappare, le due notizie rimbalzano in rete mentre il PP si ritrova esposto in tutta la sua debolezza.

Nel frattempo il terrore che fino oggi le banche hanno esercitato verso i cittadini sembra rivoltarsi loro contro, atterrite come sono al pensiero dell’azzeramento dei debiti, del vedere alleggerita la forza del tallone con cui schiacciano e intendono continuare a schiacciare centinaia di migliaia di cittadini intrappolati nel loro disgustoso bozzolo finanziario. Anche il governo è terrorizzato: se passa la legge, le banche non avendo più debiti ipotecari da esigere non potrebbero “cartolizzare” gli stessi sui mercati esteri.

Le manifestazioni di sabato 16, oltre a esporre l’incapacità del governo di andare oltre il diktat della troika, punta direttamente al cuore della crisi. Per un abitare degno, per bloccare gli sfratti, opporsi alla trasformazione dei territori secondo i dettami dei mercati: oggi le città spagnole parlano all’Europa ribelle.