TORINO. Occupano le case contro gli sfratti

Torino -

cronaca

15/10/2012

Appartamenti sfitti in Borgo San Paolo individuati e presi di mira dai militanti del centro sociale Gabrio
Ora sono abitati abusivamente da famiglie della zona. Azioni simili a Porta Palazzo e in Barriera di Milano

LORENZA CASTAGNERI, massimo numa

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«No. Nessuno mi ha aiutato, poi tre mesi fa, al mercato ho trovato per caso un volantino. Offrivano aiuto agli sfrattati come me. Sono qui da sabato». Chi parla è una signora di 64 anni. Ex impiegata Asl, minuta e spaesata, che da mesi non riesce più a pagare l’affitto.

«Assistenza Gabrio»

E così anche lei si è rivolta allo Sportello Diritto alla Casa del centro sociale Gabrio, che ha sede poche strade più in là. Il suo nuovo alloggio, appena «assegnato», è in una palazzina beige che si affaccia su via Frejus, nel cuore di quartiere San Paolo. Da un balcone del primo piano sventola uno striscione rosso scuro: «Casa occupata». Nell’ultimo anno sono cinque le palazzine occupate disperse in questo labirinto di strade e vie strette: stabili vuoti, spesso abbandonati da anni dai vecchi proprietari. Ora riutilizzati dagli attivisti del Gabrio per destinarli agli sfrattati in difficoltà. La stessa cosa che hanno fatto gli anarchici in via Lanino e in via Foggia. Si tratta di pensionati, disoccupati, famiglie numerose. Italiani e stranieri. Chiunque abbia bisogno di un tetto. Un numero in costante aumento almeno da un anno a questa parte.

Arrivano gli «assegnatari»

In via Frejus 103 i nuovi inquilini sono arrivati sabato scorso. Davanti alla porta di un appartamento al piano terra c’è un signore di colore con due bambini che guarda stupito tutto quel via vai di persone. Tra loro, anche un uomo sui cinquant’anni. In due borse di plastica ha racchiuso tutta la sua esistenza degli ultimi mesi. Pantaloni, camicie, maglie, qualche coperta, asciugamani. È ciò che è riuscito a tenere dopo essere stato sbattuto fuori casa. Da luglio ha vissuto come un clochard. Fino a una settimana fa. Qui condivide un alloggio con altre due persone. L’unica spesa è per le bollette. L’affitto non esiste.

Slogan e numeri utili

Le palazzine occupate dagli sfrattati le riconosci dagli adesivi del Gabrio attaccati sul portoncino d’ingresso. Un’altra si trova in via Muriaglio 11, a pochi passi dalle bancarelle del mercato di corso Racconigi. La facciata giallina, scrostata. Sui balconi piante di ogni genere, sacchi neri dell’immondizia, giocattoli. Dal portone esce un giovane, sui trent’anni. Racconta di essere un precario e di lavorare «due giorni sì e sei mesi no». Con lui nel condominio vivono altre tredici famiglie. Tutta gente, spiega, «che non è riuscita a trovare risposte ai propri bisogni nelle istituzioni». Sono lì da un anno. E da allora nessuno ha bussato alla loro porta per chiedere spiegazioni. Tutto tace, «e speriamo che continui così il più a lungo possibile», commenta l’inquilino.

L’ex ambulatorio dell’Asl

In via Revello 34 bis, la terza struttura occupata: un ex ambulatorio dell’Asl. Fuori c’è ancora la targa. Al citofono nessuno risponde ma qualcuno del quartiere dice di vedere spesso «gruppi di ragazzi con i cani. Non è come dall’altra parte – aggiungono – dove ci sono gli extracomunitari». Il riferimento è alla casa di riposo San Paolo. Dopo la chiusura, la clinica tra corso Peschiera e via Revello è diventata un ricovero di disperati.

Clinica e «Casa Bianca»

E nella vicina «Casa Bianca» ci sono ancora i rifugiati somali. Fuori è una discarica a cielo aperto: bottiglie, lattine e rifiuti di ogni genere. Le porte sbarrate. Eppure sbirciando dentro si intravedono biciclette e sedie rotte. Ultima tappa, via Monginevro 46. Tra un bar e una pizzeria al taglio, eccolo lì un altro condominio targato Gabrio. E tante altre storie di disperazione. E di solitudine, di gente sfinita dalla burocrazia e in attesa di aiuti concreti. Mai arrivati