Toscana, 8.300 le famiglie in attesa di essere sfrattate mentre 200mila case sono sfitte.

Firenze -

 

Luca Galassi

Sfrattati e senza lavoro. Così, un rumeno, un tunisino e un albanese hanno deciso di porre rimedio da soli alla crisi degli alloggi, occupando uno stabile sfitto da 15 anni. E’ accaduto a Firenze la scorsa settimana. Tre famiglie morose, due delle quali con bambini, sono entrate in uno stabile di via Baracca 25 insieme agli attivisti del ‘Movimento di lotta per la casa’. Negli appartamenti mancano gas, luce e acqua, ma “provvederemo presto all’allacciamento” hanno assicurato i responsabili del Movimento, informale associazione politico-sociale guidata da Lorenzo Bargellini, che da oltre quindici anni agisce per il ‘civile funzionamento’ delle occupazioni abitative di Firenze.

L’episodio è sintomatico di un dramma: Firenze è la ‘capitale’ italiana per sfratti per morosità (intorno ai 500) rispetto al numero di abitanti, e la Toscana è al secondo posto tra le regioni italiane. Delle 22mila famiglie toscane collocate nelle ultime graduatorie per la casa popolare, 13.500 annoverano uno o più componenti che negli ultimi tre anni hanno perso il lavoro o diminuito la propria capacità di reddito. Ammontano invece a 8.300 le famiglie in attesa di essere sfrattate con la forza pubblica, di cui l’85 per cento per sfratto dovuto a morosità. Duecentomila gli sfratti previsti nei prossimi cinque anni, secondo il sindacato Sunia. Per contro, i capoluoghi di provincia toscani, Firenze in primis, a seguire Pisa, Prato, Siena e Livorno, mantengono elevati costi dell’affitto. Firenze si conferma come la città più cara d’Italia per l’acquisto di un’abitazione e registra il 45 percento dei contratti d’affitto in tutto o in parte al nero.

Inutile dire che è stata la crisi a portare all’impoverimento dei ceti medi e a un aumento della morosità. A questo si aggiungono anche i tagli del governo alle politiche abitative che hanno peggiorato la situazione, a partire dal fondo nazionale per il contributo affitti e l’introduzione della cedolare secca. Eppure, sono quasi 200mila gli alloggi sfitti in Toscana che in buona parte potrebbero essere messi in affitto.

“Di fronte all’emergenza abitativa e alle migliaia di famiglie sotto sfratto aggredite dalla crisi economica, è paradossale che ci siano appartamenti vuoti e dimenticati da tantissimi anni. I nuovi occupanti hanno agito in stato di necessità, hanno esercitato il diritto alla legittima difesa”, ha detto Bargellini. Da una finestra dello stabile di via Baracca, costituito da due trilocali e un bilocale, è stato calato un grande striscione con su scritto: ‘Duemila famiglie sotto sfratto. Diecimila case senza famiglia’.

L’immobile – i cui proprietari non sono disposti a trattare – è degradato e in condizioni fatiscenti: muri crepati, umidità, giardino sul retro pieno di erbacce. Ma i nuovi occupanti stanno pulendo tutto, e in tre giorni hanno liberato i locali della sporcizia. Hatim ha 41 anni, è stato licenziato dal lavoro da edile: “C’è la crisi, non ce la facevo più ad andare avanti. Abbiamo uno stipendio solo, io e mia moglie. Lei fa la badante. Occupiamo per necessità, perché non abbiamo un tetto. La polizia è venuta solo giovedì, poi sono andati via. Speriamo di poter rimanere”.

Paolo, rumeno di 53 anni: “Abbiamo il problema dell’acqua. Non c’è. Abbiamo aggiustato noi una perdita, nel fine-settimana, spendendo 60 euro di idraulico. Ma il proprietario ha detto che non va bene, che per aggiustarla davvero bisogna rompere il muro e fare un lavoro molto costoso, che non abbiamo i soldi per affrontare. Qui sono quindici anni che è chiuso. Forse non è abitabile, o forse anche lo stesso padrone non ha i soldi per ristrutturare. La crisi colpisce tutti”.

Un accordo tra Regione e sindacati dei coinquilini è stato sottoscritto proprio venerdì scorso. Le finalità sono la costituzione di un osservatorio sul fabbisogno abitativo e sullo stato dell’edilizia residenziale pubblica, il favorire il passaggio da casa a casa per le famiglie sottoposte a sfratto, l’allargamento dell’offerta abitativa in affitto a canone sociale per le fasce deboli e il finanziamento di progetti e iniziative a sostegno della locazione privata a canone agevolato.