VARESE. Il camping trasformato nel villaggio low cost

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Varese Un centinaio di persone viveva tutto l'anno in bungalow e roulotte

Sgomberata l'area abusiva: «Gli affitti fuori troppo cari, dove andiamo?»

Varese. Il metalmeccanico rimasto senza lavoro, l’infermiera precaria, il cardiopatico con la bombola dell’ossigeno stavano tutti nel campeggio in riva al lago. Solo che non si trovavano lì in vacanza: i bungalow e le roulotte erano diventate la dimora fissa per chi in tempi di crisi non può (o non vuole) più pagare 600-800 euro di affitto al mese per una normale casa di cemento e mattoni. I carabinieri di Varese ieri mattina sono arrivati in forze al campeggio “Sette laghi” nel comune di Azzate e hanno sequestrato l’intero complesso dando 96 ore di tempo ai circa cento ospiti per trovarsi un tetto alternativo.

Un provvedimento perentorio ma che ha nel contempo messo a nudo una realtà fino a poco tempo fa inimmaginabile: persone sospinte ai margini della crisi costrette a reinventarsi – a partire dall’alloggio – una vita low cost. Intendiamoci, il camping “Sette laghi” è tutt’altro che una favela: è un agglomerato di casette di legno circondato dal verde, c’è l’allacciamento alla fognatura, si fa la raccolta dei rifiuti. Ma per un bungalow si spendono 150-200 euro al mese e per chi non sa su quanti euro può contare, era diventata una eccellente soluzione.

Proprio il fatto di non essere più un campeggio ma un vero e proprio quartiere residenziale ha fatto scattare l’azione della magistratura. Secondo quanto scrive nell’ordinanza di sequestro il gip Giuseppe Battarino, lì è avvenuta “la realizzazione di una lottizzazione abusiva, di un quartiere completamente urbanizzato in una zona lacustre sottoposta a una pluralità di vincoli (paesaggistico, idrogeologico, archeologico)”. Il tutto però con il benestare dal Comune di Azzate (non dell’amministrazione in carica) “il cui comportamento dovrà essere oggetto di indagine” sottolinea il giudice.

I residenti del “Sette laghi” sono stati sorpresi ieri mattina, chi sotto la doccia, chi ancora a letto: hanno ricevuto dai carabinieri l’ordinanza di sgombero e arrivederci. “E ditemi voi adesso dove posso andare” protesta Alessandra Paolini, arrivata qui a novembre da Pescara con in tasca un contratto “a giornata” da infermiera in una clinica privata. “I soldi per un affitto regolare non ce li ho e questo trambusto mi costerà la perdita di due giorni di paga. Che faccio, mi licenzio, torno da mia madre in Abruzzo e ricomincio da capo?”.

Angelo Di Segni fino al 2008 è stato operaio alla fabbrica di moto Husqvarna, a tre chilometri dal camping: “Poi ho perso il lavoro e da allora vivo di impieghi saltuari e con i soldi mi devo arrangiare. Così mi sono ricordato di quando da ragazzo venivo qui in vacanza e ho affittato una casetta. Altro non mi posso permettere. Adesso? Faccio anche il volontario sulle ambulanze, magari stavolta toccherà a loro aiutare me”.

Maura Aimini invece ha un impiego sicuro come parrucchiera “però 800 euro al mese per casa e bollette per me sono troppi e allora mi accontento del bungalow. Qui comunque si sta bene: siamo diventati una comunità di amici, ci si aiuta a vicenda”. Ma intanto le lancette dell’orologio cominciano a correre e gli abitanti del “camping della crisi” devono trovare una nuova sistemazione. L’ordinanza suggerisce loro di rivolgersi per ogni problema al municipio di Azzate. I cui uffici però ieri mattina esponevano un beffardo cartello con la scritta “chiuso per motivi tecnici”.

 

14 settembre 2012   Corriere della Sera – Claudio Del Frate