Via dei Ciceri: sfratto disumano nei confronti di RABEYA e del fratello, gravemente invalido.

Il picchetto solidale composto da attivisti di Asia-Usb e dell'Assemblea di Autodifesa dagli Sfratti ha tentato in ogni modo di scongiurare l'esecuzione, ma la Polizia ha impedito ogni contatto con Rabeya, arrivando persino ad accerchiare e picchiare alcuni di loro. Nessuna soluzione alternativa è stata proposta dal Comune mentre il medico ha approvato lo sfratto nonostante le gravi condizioni clìniche di un inquilino.

Roma -

Stamattina a via dei Ciceri la Polizia ha effettuato l’ennesimo sfratto a dir poco disumano ai danni di una famiglia portatrice di diverse fragilità sia sociali che economiche. Le forze dell’ordine hanno chiuso la strada ed il cortile fin dalle prime luci del mattino, impedendo a parte del picchetto solidale di schierarsi a difesa del nucleo. Solo un paio di solidali, già presenti sul posto, sono riusciti ad opporre un minimo di resistenza. Alla famiglia non è stato proposto nessun alloggio adeguato in alternativa alla casa in cui abitavano, ma dei posti in strutture di accoglienza provvisori. Le pessime condizioni di salute del fratello di Rabeya, la donna lavoratrice che durante il Covid ha perso il lavoro iniziando a maturare la morosità nei confronti della proprietà, non sono state sufficienti ad ottenere un rinvio. Il medico legale di parte ha visitato il malato reputandolo in grado di essere trasferito. Su questo aspetto va aperto un capitolo a parte perché l’uomo è sordomuto e privo di un polmone, costretto dunque ad una seria ossigeno-terapia, tanto che lo sfratto non è stato materialmente seguibile fino alle ore 10 del mattino, ossia fino allo scadere dell’orario prestabilito per la terapia con la bombola! Non si capisce come una persona in simili condizioni sanitarie possa tollerare uno sfratto secondo un medico…  a completare il quadro dell’ingiustizia tutta italiana degli sfratti sena una soluzione alternativa vi è il fattore che Rabeya e la sua famiglia sono tuttora sotto protezione Onu che ha chiesto allo stato Italiano, firmatario della convenzione internazionale, di procrastinare lo sfratto fino al reperimento di un alloggio adeguato al caso. Rabeya è stata in seguito trasferita presso una struttura a Tor Vergata, sena che potesse parlare con i solidali accorsi, quasi in un regime di segregazione e, mentre gli altri due componenti del suo nucleo sono stati indirizzati a San Basilio. Risultato: famiglia disintegrata e sparpagliata ai lati opposti della città.

A mettere la ciliegina sulla torta il tentativo della Polizia di identificare con la forza tutti i soggetti presenti, nonostante l’atteggiamento pacifico del picchetto, sfociato in episodi di violenza con urla, schiaffi, accerchiamenti e inseguimenti e questo nonostante la digos avesse ripreso tutti con la telecamera nel corso della mattinata. Chiari gesti intimidatori nei confronti degli unici soggetti che in questa città si oppongono alla barbarie degli sfratti, denunciando le istituzioni che continuano a latitare colpevolmente sulla materia abitativa lasciando che tutto venga trattato come un problema di mero ordine pubblico. Così non è. Gli sfratti e la mancanza di politiche abitative e di patrimonio pubblico continuano ad essere la vergogna di questo paese e questo sindacato, così come le altre forze sociali presenti sui territori, proseguirà nella sua opera di denuncia del problema ed organizzazione del conflitto sociale per ottenere il superamento della situazione attuale.

Asia-Usb Roma