Vogliamo soluzioni concrete!
Continua l'odissea degli abitanti delle occupazioni a Bologna, ormai da mesi impegnati in una pressione verso il Comune per la regolarizzazione delle case che, sfitte da anni, hanno trovato ora un nuovo utilizzo.
Con coraggio e determinazione, anche stamattina Asia-Usb ha presidiato Palazzo d'Accursio, sede dell'istituzione comunale, dove si doveva svolgere un incontro tra alcuni assessori e l'amministrazione dell'azienda ospedaliera Sant'Orsola, che detiene la proprietà di uno dei palazzi occupati, le "Case Occupate Nelson Mandela". In quanto parte in causa della discussione riguardo l'utilizzo dello stabile, abbiamo espresso la necessità di essere coinvolti negli incontri in merito: le famiglie che vivono nel palazzo non possono subire passivamente decisioni e provvedimenti che riguardano direttamente la loro condizione abitativa!
La mancanza di una risposta a tale richiesta ci ha nuovamente spinto a scendere in piazza per mostrare all'amministrazione cittadina la nostra determinazione a non essere attori passivi ma porre come condizione basilare nell'eventuale trattativa le necessità e le possibilità oggettive degli abitanti.
Nonostante l'incontro sia stato rimandato, la nostra presenza oggi ricorda al Comune e alla città che non cederemo nelle nostre rivendicazioni!
Proprio in mattinata è stata resa pubblica la notizia dell'indagine a carico del sindaco Merola, accusato di aver permesso l'allaccio dell'acqua in alcuni stabili occupati, in piena contravvenzione all'articolo 5 del Piano Casa varato dal governo Renzi. Questo dimostra l'assurdità di leggi come il Piano Casa, che promuove la speculazione edilizia e il ruolo dei privati mentre condanna ad esempio le occupazioni, mentre le amministrazioni cittadine, a diretto confronto con la realtà sociale, si ritrovano impossibilitate ad applicare anche solo le minime misure indispensabili ad attutire l'emergenza abitativa.
Quest'emergenza, dunque, non si può affrontare con interventi "tampone" di beneficienza o con tentativi di calmierare la situazione senza risolverla: occorre innanzitutto abolire il Piano Casa, e superarlo con piani strutturali, che inevitabilmente comprendono anche investimenti, volti ad ampliare il patrimonio abitativo pubblico e accessibile alle fasce della società che maggiormente subiscono gli effetti della crisi, in termini di licenziamenti, abbassamento dei salari e delle pensioni a fronte di un inarrestabile caro vita e di una precarietà sempre più diffusa.
La lotta per il diritto all'abitare continua!
Asia-Usb Bologna