Agro Romano, l'appello degli ambientalisti

Roma -

PIANO CASA CAPITOLINO

Agro Romano, l'appello degli ambientalisti: «Stop a 23 milioni di metri cubi di cemento»

Iniziativa di sei associazioni «verdi» in vista dell'imminente manovra urbanistica del Comune: a rischio 2.300 ettari

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Agro Romano, l'appello degli ambientalisti: «Stop a 23 milioni di metri cubi di cemento»

Iniziativa di sei associazioni «verdi» in vista dell'imminente manovra urbanistica del Comune: a rischio 2.300 ettari

ROMA - Un appello per salvare l'Agro Romano. In vista dell'ultima manovra urbanistica che la giunta Capitolina si appresta a varare, gli ambientalisti si mobilitano per scongiurare «un'ulteriore e sconsiderata aggressione all'Agro Romano e alle regole vigenti». L'appello, lanciato da una mezza dozzina di associazioni - Italia Nostra e Territorio Roma di Luigi Tamborrino, il movimento Atuttaleur e il Comitato uso pubblico delle caserme, l'associazione Idee in corsa e il Comitato per la tutela del Parco dell'Acquafredda - richiama l'attenzione sui 2.300 ettari di riserva dell'Agro Romano che sono a rischio cementificazione.

CEMENTO SULL'AGRO - «Il sindaco e la sua compagine capitolina, come fossero negli ultimi giorni di Pompei, preparano una complessa manovra urbanistica che se approvata comporterebbe un lascito amaro e pericoloso alla città di Roma», si legge nell'appello . In particolare, secondo le associazioni ambientaliste, sono sei le delibere che la giunta Alemanno vuole approvare «senza tener conto minimamente delle mobilitazioni dei comitati». La più rischiosa per l'Agro Romano è quella sulle nuove aree di riserva che potrebbero portare su 2.300 ettari di territorio ben 23 milioni di metri cubi di cemento.

COMPENSAZIONI PERICOLOSE - Oppure le nuove compensazioni edificatorie alla riserva naturale della Tenuta dell'Acquafredda - 60 ettari «da sempre pianificati ad uso agricolo» che concederebbero 210 mila metri cubi residenziali - e all'area «fantasma» di Santa Fumia per oltre 140 mila metri cubi da ricollocare in parte in via di Brava. «Queste delibere - denunciano i promotori dell'appello - oltre a rappresentare un ulteriore assalto all'Agro Romano, comporterebbe un radicale stravolgimento di regole, aprendo la strada a infiniti contenziosi giuridici. Per questo ci appelliamo al senso di responsabilità di ogni singolo consigliere capitolino per evitare alla città di Roma questa manovra urbanistica».

NO AL CEMENTO - «Appare oramai chiaro a tutti che continuare a espandere la città è inutile, dannoso e costoso: inutile perché dentro la città pianificata c'è tanto da fare; dannoso in quanto si è fin troppo consumato territorio pregiato; costoso in termini di nuove urbanizzazione e di futura gestione». Per questo, secondo gli ambientalisti, bisogna aprire «una nuova fase della gestione del territorio caratterizzata dalla fine dell'espansione di Roma, evitando qualsiasi intervento urbanistico nell'Agro Romano e nelle aree a verde pubblico e concentrandosi sulla riqualificazione della città con interventi urbanistici incentrati su nuovi servizi e infrastrutture e sul recupero del territorio».

Carlotta De Leo