Allarme sfratti a Reggio: «I cittadini non riescono a pagare»

Reggio Emilia -

Dietro il suicidio del disoccupato altre centinaia di casi simili. Corradi (Acer): «Sempre più gente si rivolge a noi perché fa fatica ad arrivare a fine mese»

REGGIO EMILIA

Il tragico gesto di Erio Boldrini, il disoccupato di 63 anni che lunedì si è gettato dal balcone di casa in via Fratelli Rosselli all’appuntamento con l’ufficiale giudiziario arrivato per lo sfratto, non è solo una storia privata. Il suo salto nel vuoto ha squarciato il silenzio su una situazione sempre più spesso drammatica per molte famiglie reggiane: l’impossibilità di far fronte all’affitto; la deriva di una procedura di sfratto.

Quali strumenti e che misure ci sono a Reggio per venire in aiuto a chi si trova in queste difficoltà? Lo abbiamo chiesto a Marco Corradi, presidente di Acer: l’organismo che, con i Comuni, gestisce un patrimonio di alloggi da destinare alle fasce più deboli. E che ogni giorno si scontra con storie di disperazione e solitudine molto simili a quella del 63enne.

«E’ vero. Sono sempre di più le persone che non ce la fanno a pagare l’affitto. E il problema è legato al fatto che è aumentata tantissimo la forbice tra il reddito delle famiglie e i costi per la casa, rappresentati da tre voci: l’affitto o la rata del mutuo; le bollette energetiche, che sono sempre più insopportabili e le spese condominiali. Quando questi costi superano il 50% del reddito, è chiaro che non sono più tollerabili».

Chi sono le persone che si rivolgono a voi? «Si va da chi ha un reddito basso a chi ha perso il lavoro. Ma ci sono categorie che prima non vedevamo: come l’imprenditore caduto in disgrazia, i giovani, persone che fino a poco tempo fa stavano bene. Quando si rivolgono a noi sono al limite: non ce la fanno più a pagare e sono prossime allo sfratto. La crisi ha avuto un peso non indifferente. Eppure, ci sono ancora tante persone che, per vergogna, non trovano la forza di chiedere aiuto».

Qual è la vostra azione? «Noi gestiamo 5mila alloggi che vengono assegnati dai Comuni con i Servizi sociali e riguardano le situazioni più acute. Mentre altri 500 sono dedicati ai canoni calmierati. E’ attraverso l’Agenzia per l’affitto che facciamo soprattutto attività di prevenzione, mettendo a disposizione alloggi ad affitti a 300-350 euro contro i 500-600 del libero mercato che, oggi, sempre meno famiglie sono in grado di sostenere. E’ fondamentale prevenire prima di arrivare ai livelli più acuti. Sono fondamentali politiche strutturali sui canoni, le spese energetiche e le spese condominiali. Lo facciamo direttamente negli alloggi che gestiamo noi, ma promuoviamo le buone pratiche anche all’esterno, con i privati. Bisogna lavorare sull’emergenza, ma anche strutturalmente sulla prevenzione. Se non facciamo così, a questi ritmi, in quanti non riusciranno più a pagare?».