Altro che Imu: cosa non ha fatto il governo Monti per la casa
di Raffaele Lungarella
«Il governo Monti non ha fatto praticamente nulla per l’edilizia abitativa a condizioni più favorevoli di quelle di mercato. Come l’esecutivo precedente. Esigue le risorse destinate al piano nazionale per la riqualificazione delle aree urbane degradate. Proroga degli sfratti solo per poche famiglie». Lavoce,info, 12 gennaio 2013
Edilizia sociale al palo
Il resoconto del suo anno di attività pubblicato dal Governo, mette in luce la sostanziale continuità con l’inazione del governo Berlusconi nel campo dell’edilizia abitativa a condizioni più abbordabili di quelle di mercato. Sul disimpegno del Governo Monti, molto deve avere influito il proposito del ministro Passera, competente per materia, di chiamarsi fuori dalle politiche per la casa, ritenendole un compito degli enti locali.
La sola iniziativa programmata e avviata è il piano nazionale per le città, finalizzato a riqualificare le aree urbane degradate. Potrebbe produrre anche un’offerta di alloggi sociali, ma le risorse con cui è stato finanziato sono relativamente esigue (240 milioni di euro circa) e sono state stornate da altri programmi destinati all’ediliza abitativa.
Dubbi si possono nutrire anche sugli effetti “sociali” dell’eliminazione del tetto del 40 per cento alla partecipazione del Fondo investimento per l’abitare, della Cassa depositi e prestiti, agli investimenti dei fondi immobiliariari locali. Sull’efficacia di questa decisione qualche perplessità deve averla anche il Governo, visto che non l’ha menzionata nel suo resoconto.
La questione sfratti
La stessa sorte di non essere citata nel documento del Governo è toccata anche alla proroga (al prossimo 31 dicembre ) degli sfratti per finita locazione a favore di famiglie che versano in condizioni di disagio particolarmente gravi, residenti nei comuni capoluogo di provincia e limitrofi (con almeno 10mila abitanti) e in quelli ad alta tensione abitativa. È l’unica misura assunta per fronteggiare un’emergenza che diventa sempre più acuta, ma della quale potrà usufruire un numero esiguo di famiglie.
La “questione delle abitazioni” è sostanzialmente assente anche nell’agenda Monti: è vagamente evocata (“va favorito l’accesso alla casa”) nel capitoletto sulla famiglia in una società che cambia