Anche Enasarco nella «chiavetta» sequestrata in Canton Ticino

Roma -

«Nel portafoglio Enasarco risultano presenti una quantità di strumenti finanziari cosiddetti strutturati»: era quanto scriveva Giovanni Pollastrini nella relazione finale da commissario straordinario di Enasarco, cassa di previdenza di agenti di commercio e promotori finanziari (250mila iscritti e 6,6 miliardi di totale attivi).
All'epoca di quel documento, giugno 2007, c'era già una certa preoccupazione per strumenti finanziari difficili da valutare tanto che il commissario diede l'incarico a una società esterna per un'approfondita analisi finanziaria. Nella relazione Pollastrini vi era anche un elenco di 14 note strutturate (vedi Plus24 del 19 gennaio 2008) fra cui un prodotto finanziario emesso dalla banca belga Dexia per l'ammontare di 20 milioni di euro, scadenza agosto 2020, codice Isin XS0225335172 .
Ne parliamo qui perché l'inchiesta sul broker svizzero Lutifin del pm di Milano, Roberto Pellicano (vedi a fianco), si è occupata anche di Enasarco e del bond Dexia; nella chiavetta Usb sequestrata dagli investigatori elvetici, inviata agli inquirenti italiani e analizzata dalla Guardia di Finanza, vi era fra l'altro una fattura emessa da Lutifin relativa a tale operazione. «Vale la pena di sottolineare come, almeno in un caso – scrivono nell'informativa i militari del Nucleo di polizia tributaria di Milano –, una delle controparti di Lutifin risulti essere un ente di diritto privato che tuttavia persegue finalità di pubblico interesse: si tratta della fondazione Enasarco». E ancora: «Per tale ente, la Lutifin risulta aver intermediato l'acquisto di un bond a 15 anni Dexia, avente codice Isin XS0225335172, presso Deutsche Bank AG (verosimilmente sede di Londra, specificano gli investigatori)». Con la fattura n.83 del 10 agosto 2005, il broker svizzero chiede a Deutsche Bank il pagamento di 600mila euro per l'operazione Dexia, avente come acquirente Enasarco. Vi è poi l'indicazione di un conto corrente, lo stesso di quello usato per Dresdner-Mps (vedi a fianco). «È evidente che, ove fosse possibile accertare, relativamente a detta operazione finanziaria, la ricorrenza di illecite dazioni di denaro in favore di dirigenti/dipendenti Enasarco – scrivono gli investigatori – a carico di questi ultimi potrebbe configurarsi in costanza di un atto contrario ai doveri d'ufficio, l'ipotesi di reato di cui all'articolo 319 codice penale».
Da Enasarco, interpellati sul bond Dexia, fanno sapere che quel prodotto non è più in portafoglio ma è stato venduto. Nel 2005, presidente della cassa era Donato Porreca che si dimise il 29 settembre 2006 coinvolto nell'inchiesta romana sulla gara per la vendita del patrimonio immobiliare dell'ente. Dopo le dimissioni arrivò Pollastrini.

Sabato 26 Gennaio 2

www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Norme%20e%20Tributi/2009/casse-previdenza-bilanci/enasarco/2013/01/26/13_B.shtml

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I contatti con Lutifin e Dresdner

Una chiavetta Usb trovata negli uffici di Lutifin Services Sa, broker di Lugano finito nel radar della Consob svizzera, la Finma. È da questo aggeggio elettronico che inizia un altro filone di indagini su Mps. L'autorità giudiziaria elvetica, dopo aver esaminato una marea di documenti sequestrati dagli ispettori Finma, ha stabilito che non era competente e ha girato tutto ai magistrati italiani. Così nel luglio 2010 il pm della procura di Milano, Roberto Pellicano, ha aperto le indagini sull'intermediario facendo interessanti scoperte: ora sta per chiedere il rinvio a giudizio di 18 indagati.
Qui però interessa il collegamento con la vicenda della banca senese e la transazione di un prodotto strutturato da 120 milioni effettuato, nel 2007, con la tedesca Dresdner Bank. Dentro la chiavetta Usb esaminata dai militari del Nucleo di polizia tributaria di Milano, sono stati scovati documenti (fatture e contratti di consulenza). Che, uniti a dichiarazioni di numerosi testimoni, hanno consentito agli investigatori di formulare pesanti accuse. Nell'informativa del Nucleo, viene spiegato che «Lutifin Services Sa era stata utilizzata quale veicolo per effettuare pagamenti riservati nei confronti di alti dirigenti del Monte dei Paschi di Siena, in cambio dell'acquisto, da parte dell'istituto di credito da cui dipendevano, di un "pacchetto titoli" all'interno dei quali ve ne erano alcuni (Cd0) che presentavano forti perdite per Dresdner Bank». Nella chiavetta c'era tra le altre cose, la fattura di Lutifin a Dresdner per il pagamento dello 0,5% (600mila euro) nella transazione del prodotto strutturato con Mps. Nella chiavetta elettronica arrivata dalla Svizzera, ci sono poi altre cose sui cui stanno lavorando i militari della GdF. Tante le controparti bancarie italiane (non solo Mps) ed estere. E anche qualche investitore istituzionale di quelli che pagano le pensioni. «L'attività di intermediazione finanziaria ha riguardato molteplici transazioni – dice il Nucleo nell'informativa – aventi per oggetto strumenti finanziari di vario genere, nella maggior parte dei casi titoli obbligazionari Otc (over the counter, non regolamentati)». Materiale per ulteriori capitoli di indagine.
St.E.


IL DOCUMENTO
L'indagine della GdF
Si indaga sui contatti tra Siena, il broker svizzero Lutifin e su uno strutturato da 120 milioni di Dresdner.

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-27/contatti-lutifin-dresdner-081136.shtml