CHE FINE HA FATTO L'EDILIZIA PUBBLICA?

DUE CORTEI A ROMA CONTRO L'EMERGENZA ABITATIVA

I manifestanti presidieranno il consiglio comunale straordinario: ''Alemanno peggio di Veltroni''

Roma -

Liberazione

 
di Daniele Nalbone

Roma - Oggi il consiglio comunale di Roma si riunirà in una seduta straordinaria per affrontare il tema dell'emergenza abitativa. In contemporanea, i movimenti e le associazioni sindacali di base aderenti alla Rete cittadina per il diritto all'abitare scenderanno in piazza, annunciano, «con gli inquilini degli immobili in dismissione (Enasarco), gli sfrattati, gli occupanti senza titolo, le famiglie escluse dai bonus casa e quelle in graduatoria in attesa di un alloggio popolare, oltre alle migliaia di persone che hanno occupato per necessità stabili lasciati colpevolmente vuoti».
Due i concentramenti: uno alle 14.30 al Colosseo da dove un corteo, autorizzato dalla questura solo fino a piazza San Marco, si muoverà cercando di raggiungere il Campidoglio; l'altro alle 15 a piazza Santi Apostoli, davanti la sede della Prefettura, dove As.i.a. RdB e il Bpm si ritroveranno per chiedere al prefetto Carlo Mosca, «viste le recenti indiscrezioni che lo vedono in procinto di lasciare il proprio incarico», di proseguire nell'impegno fin qui dimostrato e al governo «di lasciarlo lì dove ha dimostrato di saper stare, cioè vicino a chi ha bisogno». Quindi al passaggio del corteo, spiegano, «ci uniremo alla manifestazione per seguire i lavori del consiglio straordinario sulla casa dove, ci immaginiamo, il sindaco avrà invitato anche la Prefettura».
Sarà una mobilitazione generale che si muoverà alla ricerca dell'edilizia popolare pubblica, ormai cancellata da tutti i programmi politico-amministrativi, sostituita dalla «grande truffa», come la definisce il consigliere comunale Andrea Alzetta, dell'housing sociale, «un immenso regalo ai costruttori e ai proprietari delle aree agricole che, grazie alla cementificazione dell'Agro Romano, vedranno il valore dei propri terreni aumentare del mille per cento. Con gli "alloggi sociali" non solo Alemanno non si è per nulla distaccato dall'operato di Veltroni, ma sta facendo addirittura peggio»: queste nuove costruzioni, spiega Angelo Fascetti di As.i.a. RdB, «serviranno a dare risposte a un ceto medio troppo ricco per la casa popolare ma troppo povero per gli affitti o i mutui attuali. Lo ha affermato senza pudore l'assessore alla Casa del Comune di Roma, Antoniozzi». Il motivo? «In emergenza abitativa ci sono "solo" 35mila famiglie, mentre di quel "ceto medio" fanno parte, a detta dell'Assessore, 500mila nuclei».
La Rete cittadina arriva a questo appuntamento «dopo aver ripreso in mano la politica abitativa romana», spiegano da Action, «riscrivendone priorità e necessità che non possiamo né vogliamo più delegare a nessuno». Sabato, 120 nuclei familiari di italiani e migranti con il Coordinamento cittadino di lotta per la casa hanno occupato un edificio ex-Asl vuoto da due anni nel quartiere Monteverde, continuando in quel censimento dal basso volto a individuare soluzioni possibili che da subito potrebbero essere messe a disposizione di politiche abitativa pubbliche. Domenica, Action ha occupato, in zona San Giovanni, un palazzo vuoto di proprietà dell'Istituto Postelegrafonici, cartolarizzato a metà degli anni novanta e da allora disabitato: oggi vi hanno trovato rifugio 37 famiglie, tutte con nove o dieci punti nella graduatoria, ormai bloccata "da secoli", per l'assegnazione di case popolari. Lunedì l'As.i.a. RdB ha occupato ancora una volta l'assessorato alla Casa del comune di Roma con 27 famiglie in attesa dell'assegnazione di un alloggio popolare dal 1998, per sottolineare, dicono, «l'atteggiamento "sfascista" dell'assessorato e del delegato del sindaco, più impegnati a scaricare le colpe su Veltroni che ad affrontare seriamente l'emergenza casa a Roma».
Come ulteriore tappa di avvicinamento alla mobilitazione odierna, e per sottolineare come «il rincaro continuo dei prezzi stia costringendo sempre più famiglie sotto la soglia di sopravvivenza», ieri mattina Action e i Gruppi d'acquisto popolare hanno occupato la Borsa merci di Roma per protestare contro il carovita e la speculazione alimentare. «Il rumoroso silenzio della politica e degli amministratori» spiegano in un volantino distribuito durante l'occupazione «denuncia il peso preponderante dei potentati economici che governa ormai questa città in barba a qualsiasi interesse generale». Nella Borsa merci, gestita direttamente dalla Camera di commercio di Roma, ogni mercoledì «si decide il prezzo della nostra sopravvivenza, dal pane alla pasta, dalla frutta alla verdura, dal latte alla carne». Oggi «pretendiamo che questa rapina finisca: si sottragga il grano alle quotazioni della Borsa, si coinvolgano consumatori e agricoltori nelle decisioni sui prezzi, si approvi un paniere locale di prodotti e di beni di prima necessità garantiti a tutti».
All'orizzonte uno sciopero generale contro il carovita.