CINECITTA', PIU' DI DUE MESI IN HOTEL. L'ODISSEA PER CENTODIECI FAMIGLIE

Dopo l’incendio. Vivono ospiti in albergo dal 27 ottobre gli abitanti di via Libero Leonardi

 

«Vogliamo tornare a casa, il Comune ci dia una mano per velocizzare l'iter dei lavori»

 

Roma -

Epolis

 

di Paolo Anastasio

 

 

Non ce la fanno più a vivere in albergo, dopo che hanno dovuto lasciare casa loro per l'incendio che il 27 ottobre ha mandato in fumo lo stabile di via Libero Leonardi a Cinecittà Est. Sono 110 le famiglie che vivono così, fuori casa, dopo l'incendio doloso che ha distrutto casa loro. Sono ospiti in tre alberghi -  a Cineccità, Capannelle e Torrenova - grazie ai soldi del Comune. Altre 40 famiglie hanno trovato un appoggio da parenti e amici. Tutti in attesa che si faccia luce sui responsabili dell'incendio, appiccato a notte fonda, che solo per caso non ha provocato vittime. Ma soprattutto in attesa che partano i lavori di ristrutturazione degli spazi comuni del condominio, per poter finalmente tornare a casa e a una vita normale.

MA LE COSE stanno andando per le lunghe e le famiglie soffrono. Per questo lanciano un appello al sindaco Alemanno, che all'indomani dell'incendio si era impegnato per farli rientrare al più presto a casa: «Dal 20 dicembre scorso tutti gli spazi del condominio sono stati dissequestrati - dice l'amministratore del condominio, Mario Peciola - chiediamo agli avvocati del Comune, che stanno lavorando al capitolato di gara per la ristrutturazione delle palazzine, di accelerare l'iter burocratico-  amministrativo. Sappiamo che dal varo dell'appalto ci vorranno almeno tre o quattro mesi prima che i lavori siano terminati. I residenti non vogliono andare alle calende greche». Perché vivere in albergo è dura. I proprietari degli appartamenti, sparsi nei tre alberghi, hanno costituito il ‘comitato dei capiscala’, per tenersi uniti. E stanno organizzando un'iniziativa in Campidoglio, per chiedere all'amministrazione di farsi carico della loro situazione di disagio. Per tutti parla Gabriele Giannini, portavoce degli sfollati: «Siamo fuori casa da due mesi e mezzo, vorremmo sapere quando possiamo sperare di rientrare a casa nostra - dice Giannini - l'iter burocratico per l'avvio dei lavori si sta rivelando più complesso del previsto e noi siamo in attesa di sapere quando sarà possibile cominciare con i lavori. Per ora è tutto fermo». Le famiglie chiedono una mano al sindaco: il 20 dicembre hanno dissequestrato l'ultima parte dello stabile, il parcheggio a pian terreno e tecnicamente potrebbero partire i lavori dal punto di vista della magistratura. Ma c'è da definire tutta una serie di questioni, di carattere amministrativo. «Ringraziamo il Comune che garantisce l'albergo – dice Giannini - Ma l'attesa si fa dura. L'ultima parte del garage dissequestrata a dicembre è ancora ingombra di macerie. Il degrado ambientale dello stabile è pesante, dovrebbe essere affrontato subito. L'incendio ha provocato la dispersione di diossina, idrocarburi, materiale incombusto che ancora gravita nell'aria». I proprietari di appartamento avevano un'assicurazione dello stabile. Fatto sta, che un capitolato dei lavori c'è, «condiviso con il Comune - precisa Giannini - che si è preso l'onere, attraverso i suoi uffici tecnici, di analizzare i danni. Ora c'è in piedi la trattativa, per capire la copertura assicurativa ». Da quanto si apprende, la stima non ufficiale dei danni è di 3 milioni di euro. L'assicurazione sarebbe disposta a coprire meno della metà. Ma è ancora tutto da definire.

 

La chiave:

1 Quattro persone in una stanza

Disagio delle famiglie, costrette a vivere in una stanza d'albergo quattro metri per tre. Niente privacy, a volte quattro in una stanza. Quelli che soffrono di più sono gli anziani e i giovanissimi. Spazi stretti, gente ammassata.

 

2 Finestre aperte porte sfondate

Le famiglie sono in ansia. Case distrutte, con le finestre aperte e le porte sfondate. C'è la vigilanza anti-sciacallaggio giorno e notte. Le spese di ristrutturazione degli appartamenti sono a carico dei proprietari.