EMERGENZA ABITATIVA, IL MOVIMENTO OCCUPA LA SEDE DEI COMUNI ITALIANI
Liberazione
Per l'Anci: «I rapporti con il governo non sono idilliaci»
di Daniele Nalbone
Roma - L'emergenza abitativa non può essere più affrontata senza un vero intervento pubblico. Lo dicono i movimenti. Lo dice l'assessore alla Casa della Regione Lazio Mario Di Carlo. Per i primi non si può continuare con il consolidato metodo del "chiedere il permesso di costruire, attendere un mese e, in assenza di risposte negative, iniziare i lavori". Per il secondo è impossibile porre un freno alle cartolarizzazioni da parte degli enti previdenziali e delle assicurazioni senza un deciso ingresso in scena del Parlamento.
Ieri mattina, a Roma, la rete dei Movimenti per il Diritto all'Abitare ha occupato la sede dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani «per far si che questi si sveglino e si pongano contro il Piano Casa del Governo che non prevede fondi pubblici per l'emergenza abitativa ma punta tutto sul capitale privato per realizzare alloggi in "social housing"». Una delegazione dei movimenti è stata ricevuta, in rappresentanza dell'Associazione, dal sindaco di Biella, Vittorio Barazzotto, che ha sottolineato come, sul tema casa, «i rapporti fra l'Anci e il Governo sono tutt'altro che idilliaci». Risultato della mobilitazione un incontro, fissato per il 25 febbraio, con il responsabile per le politiche abitative dell'Associazione, nonché assessore alla Casa del Comune di Torino, Roberto Tricarico: «per questo incontro sarebbe importante la presenza del Comune di Roma» afferma Paolo Di Vetta di AS.I.A. RdB «al quale chiediamo, anziché limitarsi solo a verificare i requisiti delle persone in graduatoria, di occuparsi seriamente delle politiche abitative magari comunicando quanti sono gli alloggi popolari disponibili». Action spiega come la mobilitazione di ieri è «solo il primo passo verso una grande conferenza dei cittadini sulle problematiche della Capitale che si terrà sabato 28 febbraio presso l'ex Fiera di Roma». Intanto si fa sempre più grave la situazione degli inquilini di via Pincherle dopo che Giacomazzi Immobiliare/Area Mestre ha rifiutato l'offerta di acquisto da parte della Regione Lazio per gli immobili non opzionati al momento della cartolarizzazione portata avanti da Fata Assicurazioni. «Le motivazioni a sostegno del rifiuto» denuncia AS.I.A. RdB «appaiono, però, solo parzialmente legate alla proposta economica avanzata dall'Ater per conto dell'assessore regionale alla Casa Mario Di Carlo»: Giacomazzi, infatti, afferma come dal 22 dicembre 2008, data dell'acquisto degli appartamenti invenduti da Fata Assicurazioni, abbia già «preso impegni contrattuali irrevocabili con terzi soggetti» per alcune unità immobiliari: in poche parole, mentre su un tavolo trattava con la Regione Lazio e l'Ater, su un altro vincolava a terzi acquirenti porzioni del blocco immobiliare appena acquistato. Non solo. Incredibilmente la proprietà afferma di non essere interessata a una vendita in blocco degli appartamenti. «Mi sento preso in giro» afferma stizzito Mario Di Carlo « e mi chiedo per quale motivo abbiano preso parte alla trattativa per la cessione in blocco delle unità immobiliari se non avevano, a monte, intenzione di vendere gli appartamenti in un'unica operazione». Ma a lasciare perplessi gli inquilini è, oggi, "il gioco delle cifre". Giacomazzi dichiara infatti di aver rifiutato la cifra offerta dall'Ater in quanto «inferiore a quella pagata in sede di acquisto e stipula di atto notarile». La cifra offerta da Ater è, infatti, di poco superiore ai 16 milioni e mezzo di euro a cui va aggiunto il 10% a titolo di rimborso spese di acquisto per un totale di circa 18 milioni a fronte di un esborso, da parte dell'attuale proprietà, di circa 19 milioni.
La cifra offerta, infatti, sarebbe da intendersi per le sole unità immobiliari, senza pertanto considerare i negozi e i magazzini. Eppure l'assessore Di Carlo ribadisce che «la cifra indicata ad Ater dalla Regione Lazio per rilevare l'invenduto è di circa 21 milioni, cioè l'intera cifra spesa da Giacomazzi maggiorata del 10%». In questo balletto a farla da padrone è comunque il privato che, in questo che Di Carlo definisce «un vero e proprio far west, non regolamentato e terra di conquista da parte degli speculatori» chiede la bellezza di 28 milioni di euro. Continua quindi il "massacro sociale" ai danni degli inquilini che da giorni sono in mobilitazione permanente con l'occupazione simbolica dell'ufficio vendite in via Pincherle 165 e che da dodici giorni sono in sciopero della fame. Ieri, finalmente, è sceso in campo nella battaglia al fianco degli inquilini il Comune di Roma: il Consiglio ha infatti approvato all'unanimità una mozione, presentata dai consiglieri Azuni, Alzetta, Marroni e Quadrana, che impegna il Sindaco e la Giunta a intervenire, in sinergia con il Prefetto e la Regione Lazio, per scongiurare la vendita sul libero mercato degli immobili di via Pincherle al fine di non aggravare ulteriormente l'emergenza abitativa a Roma.
Epolis Roma
ALLOGGI VIA PINCHERLE VERSO L’ACQUISTO ATER
Emergenza abitativa. Approvata dal consiglio comunale la mozione per tutelare gli inquilini
C'è intesa per risolvere la situazione degli inquilini di via Pincherle. Dopo dodici anni vissuti sotto la scure dello sfratto, mesi di proteste, sfociate anche nello sciopero della fame delle scorse settimane, finalmente un po' di luce per le centoventi famiglie che vivono nelle case della società Area Mestre. Il consiglio comunale ha approvato all'unanimità una mozione che richiede al sindaco di promuovere ogni iniziativa utile a tutelare gli abitanti del complesso immobiliare e che siano create le condizioni per l'acquisizione dell'immobile da parte dell'Ater. Una decisione che mira sia al pieno rispetto nei confronti di cittadini che vivono in una situazione di emergenza, sia a evitare che si verifichi qualsiasi tipo di speculazione a riguardo. «Sarà necessario promuovere azioni concrete per la riapertura di un tavolo interistituzionale con la proprietà – dichiara Maria Gemma Azuni, prima firmataria della mozione – affinché sia scongiurata la vendita sul libero mercato degli immobili del complesso immobiliare in oggetto, al fine di non aggravare ulteriormente l'emergenza abitativa nella città di Roma e ad attivare processi per istituire idonee tutele a garanzia del diritto all'abitare per quelle fasce di cittadini deboli socialmente ed economicamente». Sulla stessa linea anche l'assessore alle Politiche abitative, Afredo Antoniozzi che sottolinea come le istituzioni lavoreranno alla società acquirente affinchè si renda disponibile a una trattativa che trovi soluzioni eque e conferma la convocazione di un tavolo di discussione per la risoluzione del problema. Spetterà dunque all'amministrazione e all'Ater, riaprire il discorso con la società proprietaria delle duecentottanta abitazioni di via Picherle, nella speranza che stavolta le esigenze di cittadini socialmente e economicamente deboli vengano prima di quelle degli immobiliaristi.■ F.T.
Agenzia fotografica Eidon
Casa. Movimenti per il diritto all’abitare manifestano presso la sede dell’ANCI