Emergenza sfratti, rinviato l'ennesimo sgombero in città

Brescia -

I proprietari hanno rifiutato duemila euro proposti dal Comune di Brescia L'avvocato: «Troppo pochi»

Sul marciapiede sostano il legale della proprietà e un fabbro di fiducia, entrambi in attesa dell'ufficiale giudiziario. A poca distanza sono fermi gli attivisti dell'associazione «Diritti per tutti», pochi inizialmente, ma cresciuti per numero con il passare dei minuti. In via Galilei, al civico 87, va in scena l'ennesimo sfratto esecutivo, una vicenda di ordinaria disperazione con un canovaccio che a Brescia si ripete ormai quasi quotidianamente, specchio di una situazione che il perdurare e l'incattivirsi della crisi economica riflette impietosamente.
Ieri era il giorno previsto per lo sgombero dell'appartamento posto al secondo piano del palazzo che si trova di fronte all'ex cinema Metropol, provvedimento che è stato infine posticipato al prossimo 11 febbraio.
Paola, i due nipoti (figli di una sorella) a lei affidati dal Tribunale e la madre settantaseienne hanno così guadagnato un mese. Nell'appartamento gli scatoloni per l'imminente trasloco sono accatastati, pronti a essere trasportati in una nuova casa che al momento non c'è, ma che sembra stagliarsi all'orizzonte, essendo il nucleo famigliare ben posizionato nelle graduatorie stilate da Aler per l'assegnazione di un alloggio. Claudio Taccioli, esponente di «Diritti per tutti», difende le ragioni degli inquilini: «I proprietari hanno rifiutato di accettare quanto offerto loro dal Comune attraverso il proprio piano, previsto per contenere il fenomeno degli sfratti, respingendo al mittente tutte le offerte ricevute, che andavano dal pagamento di metà della morosità pregressa, in cambio della formalizzazione di un nuovo contratto di locazione, fino all'erogazione di un contributo mensile a fronte della sospensione dello sfratto per un anno».
L'AVVOCATO della proprietà ribatte: «Il mio cliente non riceve l'accredito del canone d'affitto dal gennaio del 2013 e il suo danno, sommato al mancato pagamento delle spese condominiali da parte della signora, ammonta a 16 mila euro. Il Comune ha proposto al mio assistito una somma di poco superiore ai duemila euro, una soluzione evidentemente non adeguata e per questo rifiutata». «Oltretutto - aggiunge – ci risulta che l'intestataria del contratto di locazione percepisca un reddito da lavoro e che alla madre sia erogata una pensione, perciò non si capisce perché definirla incolpevolmente morosa».
Il prossimo appuntamento è fissato a ridosso di San Faustino. «Per noi - assicura Taccioli - sarà un giorno di mobilitazione».COPYRIGHT

Mauro Zappa