IL CASALE DELL'ALTRA OCCUPAZIONE ESPERIMENTO PER L'AUTORECUPERO

La storia. A Tor Bella Monaca un casolare abbandonato

ora è abitato dal Blocco Precario Metropolitano

Per ora ci vivono poco meno di trenta persone, aiutate dalle famiglie del quartiere

Roma -

EPolis Roma 13 settembre 2008

Roma - Un casale abbandonato, nel cuore di Tor Bella Monaca, incastonato tra le case popolari di via San Biagio Platani e i palazzoni del quartiere. Sta lì, come un reperto di una Roma che non esiste più. Fino a due settimane fa era ricoperto di erbacce, pieno di sporcizia e topi, meta preferita per gli sbandati della zona. Oggi no, non lo è più. O almeno questo sperano gli attivisti del Blocco Precario Metropolitano che lo hanno occupato il 2 settembre scorso. Due piani, uno spazio che un tempo, forse era una stalla. Un altro locale staccato, in mezzo al giardino ampio che circonda il Casale. Le sterpaglie ricoprono la parte posteriore della costruzione, che però terrà, «con qualche lavoretto qua e là», dice Giulio indicando le macchie di umidità sul soffitto. Era è abbastanza pulito, il grosso della sporcizia è stato tolto. «Quando siamo entrati c'erano pure le siringhe piantate sulle porte». Oggi ci vivono quindici nuclei familiari, quasi trenta persone coordinati da Massimo Muccari. Con lui, Roberto, o Robertone come lo chiamano a Tor Bella Monaca e diversi ragazzi che quando hanno tempo passano di lì e danno una mano e una mamma, così la chiamano tutti: 74 anni, viene da un'altra occupazione dopo essersi ritrovata in mezzo alla strada. «È voluta venire con noi - spiega Roberto - e sono felice di vedere che lei qui sta bene». E poi tanta gente che si preoccupa anche solo di sapere se hanno mangiato. «Vogliamo aprire questo posto - spiega Roberto - renderlo al quartiere, come un centro di aggregazione per i ragazzi che vivono per strada. Vorremmo anche realizzare dei progetti per la scolarizazione magari con una piccola biblioteca e una sala computer». Al recupero dei casali quelli del Bpm ci pensano da un po'. La molla è scattata dopo il fattaccio di Ponte Galeria e dopo che il sindaco ha detto che avrebbe censito queste «cattedrali nel deserto». «Possono essere più utili se vengono trasformate - prosegue Roberto - le ristrutturiamo noi, c'è tanta gente che ha buona volontà. Noi lo prendiamo, ma per restituirlo al quartiere». Il quartiere, già. Periferia, Tor Bella Monaca, a ridosso della Casilina, bucherellata dai lavori per la nuova mobilità, dove «alle 10 di sera è tutto chiuso. E che è abbastanza martoriato dalla criminalità» e dal degrado. Ma intorno al Casale c'è una rete amica: nei palazzi vivono tante famiglie che vengono dalla lotta, appartenenti a Asia, al Coc. «Quando ero davanti al cancello per entrare e occupare, la gente dai balconi mi batteva lemani». Gente di lotta, che viene da situazioni di disagio. «E qui sono cresciuti tanti ragazzi in modo sano e questa è la nostra soddisfazione», prosegue. Un'occupazione sì, ma in contesto diverso e con uno scopo che non è più solo legato all'emergenza abitativa. «Vogliamo dare la possibilità di recuperare a chi ne ha voglia», fermo restando l'alloggio dato a chi stava in mezzo alla strada. «Questo posto tornerà a vivere», dice Roberto. Con la speranza che gliene sia data la possibilità.(M.R.)