Il diritto all'abitare in un cartoon
Ovunque cresce il problema casa. Tra alloggi pubblici, di proprietà di istituti religiosi e di banche, e quelli privati, migliaia di appartamenti restano vuoti e migliaia di persone senza casa. Questo cartone, per grandi e piccoli, racconta in particolare il caso di Genova, analogo a quello di qualsiasi altra città, in cui sempre più persone hanno cominciato a autorganizzarsi, mappando le case sfitte, occupando quelle vuote, difendendosi da sfratti e sgomberi
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Un cartone animato per spiegare come mai, di fronte a migliaia di case sfitte, sia così difficile trovare un alloggio per le famiglie a basso reddito e perché ci siano così tanti sfratti. Questa l’idea dello sportello per il diritto alla casa di Genova.
Dopo un breve accenno ai periodi storici in cui l’Italia si è trovata ad affrontare questo problema, il cartone animato si sofferma su un particolare che differenzia le altre situazioni da quella che viviamo adesso: se dopo i bombardamenti e durante il boom economico erano fisicamente le case a mancare, oggi questo problema non c’è: a Genova, come a Livorno e in tutto il resto d’Italia, le case ci sono. Vuote. Sfitte. Murate. Ad una richiesta sempre maggiore di alloggi popolari (se a Genova le domande sono state 7000, a Livorno sono più di 2000) l’unica risposta delle istituzioni, carenti di soluzioni, è il proseguimento degli sfratti, gli sgomberi, le denunce.
Come precisa anche il video, i comuni prevedono un forte aumento di richieste da parte di quella fetta di popolazione che, per un motivo o per un altro, è rimasta o rimarrà senza quel diritto fondamentale che è la casa. Tra alloggi pubblici, di proprietà della Chiesa e delle Banche, e quelli privati, a Genova si stimano 20.000 alloggi vuoti. A Livorno il numero è imprecisato, forse a causa dello scarso interesse delle istituzioni riguardo al problema.
Un dato che mette in evidenza il cartone animato riguarda le graduatorie e il tempo di attesa per un alloggio popolare: “un tempo che va da X a infinito”. Le due scelte che propongono infine sono chiare e ben rappresentative: accettare lo stato di cose oppure autorganizzarsi per “riprenderci ciò di cui abbiamo bisogno”. “Mappiamo lo sfitto che esiste nella nostra città, occupiamo le case vuote, prendiamoci lo spazio che ci spetta, organizziamoci per difenderci da sfratti e sgomberi perché sappiamo che uniti possiamo resistere e rivendicare il nostro diritto all’abitare.”
Queste le ultime frasi del video, spendibili in qualunque comune italiano in cui vivono persone che, appunto, non accettano questo stato di cose.