LA REGIONE LAZIO CONTRO GLI INQUILINI DELLE CASE POPOLARI
La giunta Marrazzo snatura il ruolo delle case popolari
La Giunta Marrazzo, spinta dai sindacati confederali (SUNIA, SICET e UNIAT) e dall’opposizione di centro-destra, ha portato l’attacco agli inquilini delle case popolari confermando e inasprendo provvedimenti legislativi – già approvati con la finanziaria regionale a dicembre 2006 - che prevedono:
- l’aumento degli affitti del 20% per tutti gli inquilini delle case popolari (escluse le fasce A e B, quelle con redditi da miseria);
- l’introduzione dei canoni concordati e quindi il libero mercato (l. 431/98) per chi supera i limiti di decadenza (42.000 € lordi annui dell’intero nucleo familiare) e quindi la privatizzazione delle case popolari;
- l’abbassamento del reddito per le famiglie che rientrano nella sanatoria degli occupanti senza titolo alla data del 20 novembre 2006, considerando il limite di accesso all’E.R.P. e non quello di decadenza, come approvato a dicembre 2006 con la finanziaria;
- la dismissione del 30% del già esiguo patrimonio di case E.R.P.
Insieme, tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione presenti in Consiglio regionale, in linea con le politiche liberiste, vogliono far pagare la gestione fallimentare dell’ATER e del Comune agli inquilini delle case popolari annullando il fondamentale ruolo dell’edilizia pubblica.
CON LA MOBILITAZIONE DI QUESTI MESI L’AS.I.A. HA LIMITATO I DANNI facendo approvare due emendamenti:
il primo innalza il limite di reddito annuo per l’accesso alle case popolari a 18.000 € più 2000 € a figlio a carico fino ad un massimo di tre (l’attuale limite è di 13.298 più 516 € a figlio a carico);
il secondo cancella la deportazione delle famiglie povere dal centro storico della città non in grado di acquistare l’alloggio.
Grazie a questi due emendamenti vengono annullati gli aumenti del 20% dei canoni per tutte le famiglie, che andranno nella fascia immediatamente più bassa; viene limitato il tentativo dei sindacati concertativi di sanare solo gli occupanti senza titolo con redditi da miseria; si dà la possibilità a moltissime famiglie con redditi bassi, che prima ne erano escluse, di accedere alla graduatoria generale per l’assegnazione delle case popolari.
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