L'EMERGENZA ABITATIVA DURA DA TEMPO: MUTUI ALTISSIMI E CASE SFITTE
Roma, i cittadini denunciano i veri problemi
Liberazione
di Daniele Nalbone
Roma - E fu così che gli stessi che quindici anni fa iniziarono il "sacco di Roma" ora si ergono a paladini contro la cementificazione.
«Se non sbaglio Rutelli e Veltroni hanno, per quindici anni, regalato aree verdi ai loro "amichetti" su cui costruire immensi quartieri dormitorio intorno a enormi centri commerciali» afferma ironicamente Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. In effetti, sembrano essere proprio questi mostri del commercio moderno le nuove "centralità" per neonati quartieri «mentre una volta si pensava prima alle strade, all'illuminazione, alle scuole, ai collegamenti verso il centro mediante mezzi pubblici, e si studiava attentamente l'agglomerato sociale in cui inserire migliaia di nuclei familiari, ora si considera solo l'"agglomerato commerciale"». Non finiamo neanche la telefonata che una mail comunica come «il comitato inquilini Ater di Ponte di Nona intende denunciare pubblicamente la situazione di abbandono e degrado in cui si trova attualmente la zona di case popolari in cui vivono». Immediatamente contattiamo al telefono i portavoce del Comitato che ci spiegano come nell'ordine del giorno richiesto all'ottavo Municipio si debba discutere di «un'adeguata illuminazione stradale notturna. Denunciamo - continuano - il fatto che molte strade devono essere ancora finite e come ci sia un unico autobus per fronteggiare la drammatica situazione della mobilità». Incredibile. Che dirà ora Franceschini? Più autobus per tutti?
Eppure sono anni che la Rete romana per il diritto all'abitare indica alle varie amministrazioni che si sono succedute quale sarebbe la strada da seguire per arginare l'emergenza abitativa. «E non parliamo solo delle occupazioni che da centrodestra e centrosinistra diversi esponenti politici potrebbero immediatamente ritenere come delinquenziali» spiega Fagiano «anche se in paesi come la Spagna occupare un immobile in disuso da almeno due anni non è configurabile come reato». Parliamo di autorecupero e utilizzo del patrimonio pubblico in dismissione, «un sistema che abbiamo lanciato a Roma da quasi dieci anni ma che le precedenti amministrazioni ritenevano una semplice "sanatoria" delle occupazioni mentre l'attuale non ha neanche capito di cosa si tratti». Eppure è semplice: si prende (leggi si occupa) un immobile abbandonato (ad esempio una scuola o una caserma), si concede il cambio di destinazione d'uso a scopo abitativo (a Roma solo dopo occupazioni di assessorati, uffici pubblici e simili), e si iniziano i lavori di riqualificazione dello stabile a spese del Comune per gli esterni e degli inquilini per gli interni, con cifre che vanno da 100 a 300 euro al mese. Ma i vantaggi di un'esperienza di questo genere non si fermerebbero alla semplice convenienza economica: «Come nel caso delle occupazioni, le famiglie si inseriscono in un tessuto sociale definito e in quartieri già abitati e "vivibili" e non in nuovi insediamenti in cui vengono "deportati", in zone di Roma che non sono collegate e non hanno alcun servizio per la cittadinanza. Tranne i centri commerciali, ovviamente». E ora? I Movimenti non staranno di certo a guardare le schermaglie tra Franceschini e Berlusconi: giovedì 12 alle ore 18 presso l'ex Cinema Volturno si riuniranno in un'assemblea aperta a tutti, «dagli occupanti, ai senza casa, ai "semplici inquilini" che mai prima d'ora avrebbero pensato di dover iniziare una lotta per veder riconosciuto il proprio diritto alla casa» spiega Paolo Di Vetta di AS.I.A RdB «fino ad arrivare a tutte quelle famiglie che una casa ce l' hanno ma a fronte di un mutuo impossibile da onorare ogni mese o di un affitto stellare».
Perché «il problema della casa dovrà essere portato all'attenzione di tutti i ministri del Welfare del G14 che si riuniranno a Roma il 23 marzo» afferma Bartolo Mancuso di Action. «E' inconcepibile che in un paese siano in sofferenza abitativa (cioè che spendono più del 40% del reddito per l'affitto) 1milione e 760mila famiglie (dati Cresme per il 2007) alle quali vanno aggiunti 5 milioni di nuclei familiari, soprattutto giovani, alle prese con un pagamento di mutuo che può arrivare fino a trent'anni». Tutto questo perché a partire dalla legge 431 del 1998 approvata dal Governo D'Alema che ha abolito l'equo canone e introdotto il libero mercato degli affitti e «a causa dell'infondata ideologia liberista si è totalmente interrotto l'intervento pubblico nel settore. Anzitutto non vi è stato un piano governativo per la realizzazione di case popolari, con la conseguenza che in Italia tali alloggi raggiungono una percentuale del 4% (solo la Grecia fa peggio in Europa). E, come se non bastasse, il primo Governo Berlusconi ha provveduto a una svendita del Patrimonio degli enti pubblici che ha ulteriormente drogato il mercato, in quanto meno abitazioni a canoni calmierati esistono sul mercato, più cresce il prezzo di queste».
Il tutto mentre Roma, «dopo l'ubriacante campagna elettorale della destra fatta di proclami e spot e l'immedesimazione di Tremonti in un moderno Robin Hood, spalleggiato da un Alemanno che prometteva 30mila case popolari, stiamo assistendo alla reale politica della Giunta capitolina: lo stare dalla parte dei poteri forti. L'unico provvedimento adottato a Roma è il bando sulla cementificazione della aree agricole e il "regalo" dell'Acea, che dovrebbe erogare servizi per tutti e tutelare beni comuni come l'acqua, a questi poteri con la nomina di Giancarlo Cremonesi (Acer) come presidente e scegliendo un cda benvoluto da Caltagirone». Per questo giovedì 19 i movimenti saranno in Campidoglio per chiedere l'istituzione, in bilancio, di un fondo strutturale per la casa alimentato con l'innalzamento dell'ICI sulle seconde, (terze, ecc..) case e su quelle vuote e dai proventi dai cambi di destinazione d'uso e dei (passati e futuri) condoni.