L'EMERGENZA CASA ARRIVA IN CONSIGLIO COMUNALE: RASSEGNA STAMPA

Roma -

EPolis Roma

Campidoglio. Il piano del Comune: censimento e acquisto dei residence e centri di accoglienza temporanea
L'emergenza casa arriva in Aula "In tre anni pronti 4mila alloggi"
Il sindaco: «Ci sono 120mila case sfitte. Gli imprenditori agiscano nell'interesse pubblico»
di Marta Rossi

Roma - Censimento delle presenze nei residence, valutazione della possibile acquisizione degli stabili da parte del Comune, realizzazione di centri di accoglienza temporanei come le caserme, e prevenzione della compravendita e delle occupazioni abusive di case popolari. Il piano per fronteggiare l'emergenza casa dell'amministrazione Alemanno arriva in aula Giulio Cesare nel consiglio straordinario. La svolta all'emergenza sarà l'alienazione del patrimonio immobiliare: 8mila alloggi e «da gennaio 2009 con un investimento di 500 milioni di euro (che il consiglio approva con un ordinde del giorno del Pdl, ndr), in tre anni sarà possibile fornire alla graduatoria dai 3500 ai 4mila alloggi, esaurendo ampiamente le richieste di coloro che possiedono dieci punti». «Il nostro tentativo di un piano casa deve trovare un approccio diverso: non si può urlare all'emergenza e attivare la cultura del sospetto», spiega il sindaco Alemanno. «Dobbiamo dare risposte per evitare una bomba sociale». Si rivolge a tutto il consiglio: «Facciamo il piano casa, non facciamoci la guerra». E conclude: «Ci sono tra le 100mila e le 120mila case sfitte. Chiediamo agli imprenditori di agire nell?interesse pubblico e non in quello di mercato». A illustrare la strategia della giunta è l'assessore alla Casa Alfredo Antoniozzi. «In questi anni dal 2005 a oggi - denuncia - mille alloggi assegnati dalla graduatoria tutti, purtroppo, risultano irregolari. Sulle tremila famiglie in graduatoria con dieci punti, in seguito alla verifica fatta dagli uffici solo 945 a oggi risultano avere i requisiti per il punteggio, duemila circa non hanno i documenti a posto, e il 25-30 per cento non è in grado di poter riconfermare i documenti». Per questo serve «un nuovo bando con nuovi criteri oggettivi e soggettivi come prevede la delibera della Regione, ma prima bisogna chiudere il vecchio». Per la parte "tecnica" c'è l'assessore all'Urbanistica Marco Corsini: «Vogliamo completare i 32 piani di zona già approvati, che sono fermi perché non ci sono i soldi per gli espropri, circa 180 milioni. Per questo abbiamo trovato un sistema alternativo e gli espropri verranno pagati in cubatura. In sostanza - spiega - si tratta di fare più cubature di quelle previste utilizzando le aree ex standard che destineremo ad housing sociale». Ancora, «il cambio di destinazione di una parte di cubature destinate a commerciale» e infine, «il famoso o famigerato bando per il reperimento di aree agricole che in realtà agricole non sono». Il piano casa non soddisfa il Pd. «L'assessore deve fare chiarezza: la graduatoria deve essere rispettata e soprattutto pubblicata», dice il capogruppo Umberto Marroni. «Per realizzare le loro idee ci vorranno dai cinque ai sette anni - spiega Marroni -, un tempo troppo lungo che chi ha problemi non si può permettere». La soluzione: «Non fare retromarcia su quanto già deciso in passato: sbloccare i piani di zona, le procedure degli uffici e i cambi di destinazione d'uso. In questo modo nel giro di 18-24 mesi si avrebbero a disposizione circa 17mila alloggi». Alla fine, il consiglio approva anche l'ordine del giorno presentato da Storace per prendere in considerazione il mutuo sociale e quello di Mirko Coratti, per bloccare lo sfratto ai custodi della scuola.

Incontro sindaco-movimenti "Serve un punto di sintesi" Giovedì prossimo

In contemporanea al consiglio comunale straordinario, dal Colosseo è partito un corteo contro l'emergenza casa. Diverse centinaia di persone sono arrivate fin sotto le finestre del Campidoglio per poi, con una delegazione, prendere parte alla seduta. Durante il dibattito, una ragazza ha iniziato a urlare: allontanata dai vigili è stata raggiunta dal sindaco che ha promesso un incontro con una delegazione dei movimenti. Al termine, la decisione di istituire un tavolo, sotto la responsabilità del sindaco e con gli assessori competenti, a partire da giovedì prossimo. Spiegano i manifestanti: «Abbiamo detto al sindaco che non si può presentare un piano sull'emergenza abitativa senza parlare con i Movimenti che da anni si battono contro questo problema Alemanno non ha parlato di housing sociale e ha ribadito di non voler intervenire cementificando una parte dell'Agro Romano. Vedremo. In ogni caso siamo soddisfatti per aver ottenuto un percorso condiviso con questa amministrazione attraverso i tavoli che si terranno sotto l'egida del sindaco. Comunque speriamo che l'apertura del tavolo si trasformi in una soluzione costruttiva più generale».

Liberazione

Sostituito il prefetto che disse no alle impronte per i bambini rom
AVVICENDAMENTO. Neppure Gianni Letta è riuscito ad evitare al prefetto di Roma, Carlo Mosca, di pagare il prezzo delle sue posizioni su immigrati e interventi nelle scuole. Al suo posto Giuseppe Pecoraro
di Matteo Valerio

Roma - «Non serve una sicurezza verticale, fatta di atti autoritari, ma una sicurezza orizzontale, all'interno della quale tutti vengano sensibilizzati alle loro responsabilità». Si riassume in queste poche parole, più volte espresse ai suoi funzionari, il motivo che è costato al prefetto di Roma, Carlo Mosca, la revoca del suo incarico nella capitale. Ieri il Consiglio dei ministri ha infatti nominato al suo posto Giuseppe Pecoraro, fino a oggi capo del dipartimento dei Vigili del fuoco, del Soccorso pubblico e della Difesa civile, mettendo fine al prolungato gelo nei rapporti tra il governo, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e l'ormai ex inquilino di Palazzo Valentini.
La rimozione era da tempo nell'aria, e a nulla è valsa l'intercessione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, grande estimatore e amico di Mosca, che tra ieri e oggi lo ha chiamato più volte al telefono: dai corridoi di Palazzo Chigi trapela infatti che Maroni avrebbe portato al Cdm un vero e proprio dossier, con le dichiarazioni di Mosca alla stampa che avrebbero contraddetto le linea del governo: ultima, in ordine di tempo, quella rilasciata dopo l'annuncio (poi smentito) del premier Berlusconi di voler inviare le forze dell'ordine nelle scuole occupate. «Dobbiamo garantire a tutti la libertà di manifestazione», aveva ribattuto il prefetto.
Uomo delle istituzioni, nei suoi 14 mesi di incarico Mosca non ha mai smesso di sostenere la necessità della mediazione e il rispetto dei diritti fondamentali di tutti: concetti che evidentemente mal si conciliano con le necessità, anche d'immagine, dell'azione politica. Tant'è che lo stesso sindaco Alemanno avrebbe più volte manifestato al suo entourage il disappunto sul mancato sostegno da parte del prefetto ai sui provvedimenti: «Alemanno si sarebbe aspettato dichiarazioni di sostegno- dicono negli ambienti del Pdl - sulle ordinanze antiborsoni (per gli ambulanti abusivi) e antiprostitute, e invece il silenzio di Mosca e' stato interpretato come una non condivisione».
Ma i dissidi più insanabili, sia con Alemanno che con Maroni, sono nati dalla questione del censimento dei campi rom: nominato commissario straordinario per l'emergenza a Roma, Mosca ha prima opposto rilievi di carattere giuridico alla pratica delle impronte per i bambini rom (la sua linea poi è prevalsa), quindi ha tenuto un comportamento più moderato sul problema degli sgomberi. E se Alemanno premeva per partire subito dopo il censimento, Mosca sosteneva che «si devono prima trovare sistemazioni alternative e dignitose per coloro che vivono nei campi».Non è un caso, dunque, che si fosse guadagnato le simpatie non solo del centrosinistra, ma anche di quanti hanno sempre trovato in prefettura un tavolo aperto al confronto.
Proprio ieri Mosca ha ricevuto a Palazzo Valentini una delegazione degli inquilini Enasarco dell'Asia Rdb-Cub, vittime dell'ultimo ente pubblico cartolarizzato nella capitale, che chiedono l'apertura di un tavolo con la proprietà. E forse non è un caso neanche il fatto che ieri, partecipando alla trasmissione "Uno mattina", il sindaco di Roma abbia fatto gli auguri al nuovo prefetto Pecoraro, dimenticandosi di ringraziare Mosca. Per l'ex prefetto, che proprio nel giorno della sua defenestrazione ha incontrato Maroni nel corso di un'iniziativa al Quirinale, la prossima destinazione sarà il Consiglio di Stato. Lui, con l'aplombe di sempre, ribadisce: «Obbedirò alle decisioni del governo». Però un sassolino dalla scarpa se lo toglie, e a chi gli chiede se ha sentito il sindaco Alemanno risponde un secco "no", precisando poi che «a Roma le impronte digitali ai bambini rom non sarebbero comunque state prese».

Agenzia fotografica Eidon

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