MANIFESTAZIONE 14 GIUGNO: RASSEGNA STAMPA

Roma -

 

Liberazione 14 giugno '08

Emergenza casa, sciopero della fame per gli inquilini di Colli Portuensi 187
Non c'è sicurezza senza diritti centri sociali, movimenti migranti: l'altra Roma in corteo

di Daniele Nalbone

 

Roma - Oggi scenderà in piazza l'Altra Roma. Per difendere i centri sociali, spazi di aggregazione e solidarietà, autorganizzazione e controcultura. Per conquistare un piano di Case Pubbliche. Per difendere i territori, i beni comuni e la salute. Per conquistare un lavoro sicuro, un reddito garantito per tutti, parità di diritti e politiche di accoglienza attraverso l'autogoverno. Per difendere quelle forme espressive e artistiche che entrano in conflitto con le regole del mercato dello spettacolo. Si partirà alle 16 dal complesso dell'ex Regina Elena, in via Castro Laurenziano, che dopo anni di abbandono e incuria da parte dell'università La Sapienza è ora occupato da trecento nuclei familiari che, ovviamente, sono sotto sgombero.
Centri sociali, movimenti di lotta per la casa, studenti, comitati di quartiere, percari, manifesteranno perché «non c'è sicurezza senza diritti» e affinché «Roma non diventi mai chiusa, inospitale, razzista» come recitano i flyer che da settimane girano per la capitale.
Scenderà in piazza la Roma "di sotto" e ricorderà a gran voce "Libertà per Emiliano", studente agli arresti domiciliari dopo essere stato aggredito dai neofascisti di Forza Nuova nei pressi dell'università La Sapienza il 27 maggio scorso. Sfilerà «un'altra città, fatta di tante città: dai migranti, nuovi cittadini che chiedono diritti e partecipazione; dalle lotte per l'abitare, che hanno restituito dignità ai tanti senza voce; dai centri sociali, laboratori di sperimentazione sociale, politica e culturale» si legge nel documento di presentazione del corteo a firma di 38 sigle fra centri sociali e movimenti di lotta. Tutto ciò è una ricchezza «che non accetta di essere messa all'angolo dal sindaco Alemanno, che vuole governare Roma con sgomberi e repressione, espulsioni e arresti».
Perché oggi Roma è la città che ha costretto martedì scorso Maria Genovese, 82 anni, a iniziare uno sciopero della fame per denunciare come non si possa vivere con la sola pensione di 900 euro del marito quando se ne devono pagare 710 di affitto, esclusi condominio e riscaldamento: «Meglio morire di fame che sotto i ponti». Con lei, altri tre inquilini di via dei Colli Portuensi 187 e Paolo Di Vetta di AS.I.A.-Rdb.
«La situazione è giunta a un punto limite» spiega in un comunicato Asia-Rdb. «La messa in vendita degli edifici di proprietà del Fondo Pensioni dipendenti ex Casa di Risparmio di Trieste-UniCredit è un pesante attacco al diritto alla casa per numerosi cittadini residenti da lungo tempo in questi appartamenti e che oggi rischiano di perdere l'abitazione a causa di onerose proposte di acquisto e ricattatorie forme di tutela». Quella di Colli Portuensi 187 è una situazione tipo in cui si sono venute a trovare centinaia di famiglie "normali" che, come spiega Paolo Di Vetta, «non hanno caratteristiche da case popolari. Segno che dentro la città il volto dell'emergenza abitativa è cambiato». Sono loro i "nuovi poveri". Con questo sciopero gli inquilini che oggi parteciperanno al corteo chiedono al Fondo Pensioni (Ente autonomo rispetto a UniCredit) di sedersi a un tavolo di trattativa e alla Regione Lazio di istituire un fondo a sostegno delle famiglie in emergenza abitativa da inserire nella prossima finanziaria.

Il Manifesto 15 giugno '08

ROMA In migliaia sfilano per le vie del centro fino al Campidoglio contro «l'insicurezza sociale»
Centri sociali in corteo per un altro modello di città
di Giacomo Russo Spena

Roma - Chi pensava fosse solo un corteo contro il sindaco Alemanno e le sue minacce di sgombero s'è sbagliato. Ieri a Roma centri sociali e movimenti per la casa hanno manifestato per un altro modello di città: in 10mila hanno sfilato dall'occupazione dello stabile Regina Elena, un'ala dell'ospedale Policlinico, fino al Campidoglio. Per nuove politiche sull'accoglienza, sull'abitare, sulla precarietà lavorativa, «da ottenere dal basso» e con «l'autonomia dei movimenti». «La vera insicurezza è data dalle politiche repressive e dalle forme di controllo sociale - dicono - Noi rispondiamo coi diritti». Era dagli anni '90 che non si vedeva la «comunità» dei centri sociali scendere insieme in piazza. Senza distinzioni e spezzoni separati. Occupanti di case, attivisti degli spazi autogestiti, migranti: un unico «meticciato» di persone. E per il 14 e 15 luglio lanciano un'altra iniziativa comune, forse al parco Gordiani: una due giorni di «eventi».
Ad aprire il corteo lo striscione «Non c'è sicurezza senza diritti» e sotto «Libertà per Emiliano». Marini, lo studente agli arresti domiciliari per «rissa» dopo l'aggressione forzanovista alla Sapienza. Poi un camion unitario, che «pompa» tecno alternata a interventi, seguito dai tanti manifestanti: giovani dei centri sociali, Blocchi precari metropolitani, Action, con le sue bandiere, Coordinamento lotta per la casa, con il carro «occupato» da decine di bambini, Asia Rdb, Coc e Usi. Presenti anche vari esponenti del Prc. Una buona parte del corteo è composta però da migranti. Mosè, eritreo, è uno di loro: «Questo movimento - dice - supplisce alle assenze dello Stato creando un welfare dal basso e sperimentando nuove forme d'accoglienza». Si distribuisce in piazza anche il «Pacchetto insicurezza», manuale tradotto in spagnolo e arabo «contro la repressione e per orientarsi sulle nuove leggi» di Maroni.
Il centro sociale Esc sfila invece col suo striscione «Guai a chi ci tocca». Ma la resistenza auspicata non è di vecchio stampo. Nessuno parla di barricate o scontri per fermare la repressione di Alemanno o del governo. «I nostri sono presidi di libertà e democrazia - spiega Francesco - Li difendiamo producendo un'altra idea di metropoli». In relazione con la società. Nel corteo ci sono striscioni contro la guerra (dell'associazione Asud) e altri che rievocano lo zapatismo («Da Roma al Chiapas, si tocan uno, tocan todos»). Intanto degli attivisti distribuiscono City of Gods, free press sulla precarietà, e altri attaccano fantasiosi manifesti sui palazzi lasciati vuoti dagli speculatori edilizi: «Kill Building, hanno ucciso questo palazzo», si legge. L'obiettivo, spiega Andrea Alzetta di Action, «non è rivendicare solo le case ma riqualificare i nostri territori», partire dalle occupazioni «per creare nuove politiche partecipate». In serata la notizia di un tentato attacco fascista, l'ennesimo, allo spazio Acrobax: «Alemanno con le sue campagne di odio - dice Cristian - dà terreno fertile agli squadristi».

Corriere della Sera

Manifestazione Dal Castro Laurenziano a piazza Venezia
«Un milione di alloggi subito» Sfilano famiglie e centri sociali

di Ilaria Sacchettoni

 

Roma - La danza metropolitana per una casa popolare («Un milione di alloggi subito!») parte lentamente dai fabbricati del Castro Laurenziano e si assesta su via Tiburtina, dentro la città universitaria, nella quale un posto letto ha raggiunto i 4-500 euro mensili, spesso esentasse (come l'operazione «Domus Aurea» della finanza ha dimostrato due anni fa). Esc, Acrobax, Forte Prenestino, Angelo Mai, Brancaleone, i Sans papier, il Villaggio Globale, Corto Circuito, Decolliamo e altri centri sociali sfilano dietro la guida versatile di un furgone che diffonde rap e spilla birra (2 euro al bicchiere).
La bandiera del corteo sono due anziani inquilini di via dei Colli Portuensi, a cui Unicredit ha dato l'ultimatum un anno fa: comprare o andare. Quattro di loro sono al quinto giorno di sciopero della fame e due sono qui al corteo, l'ottantaduenne Maria Genovese («Se devo morire sotto un ponte, preferisco farlo di fame in casa mia») e il settantacinquenne Pietro Frollà.
Ma da quando la protesta era stata indetta un mese fa, altre cose sono accadute e all'identità iniziale del corteo «antisgombero, antisfratto, antiprecariato » si è aggiunto altro. Gli slogan anti-ronde, il mal di pancia contro il pacchetto sicurezza, la malinconia per l'unico «Che» trionfante in città: quello tatuato di Dario Chianelli, «vendicatore» al Pigneto.
Sfila l'assessore provinciale al Lavoro e Formazione Massimiliano Smeriglio: «Sono qui per i diritti di tutti, contro ronde, sgomberi e impulsi di pancia ». L'assessore regionale al Bilancio, Luigi Nieri, con (buone) notizie sull'Ater: «Non fallirà. Abbiamo già intrapreso un percorso per evitare il disastro ». Sarebbe pronta l'iniezione salvifica per l'ex Iacp: Marrazzo e Alemanno ne hanno già parlato. Il corteo sale su per l'Esquilino, che aggiunge ancora alla sua rappresentanza multietnica (Tanzania, Senegal, Cile, Perù, Eritrea, Marocco, Tunisia, Ucraina) per poi concludersi in piazza Venezia. «Affitti da rapina, mutui insostenibili, stipendi da fame»; «Non c'è sicurezza senza diritti »; «Alemanno: noi ci siamo ancora!»; «Okkupiamo tutto», «Qui giace il consiglio comunale e la democrazia».
Ci sono le famiglie in lista per una casa comunale e occupanti dell'ex cinema Rialto, quelle dell'ex Regina Elena e quelle dell'edificio di via Spalla. Ma c'è anche Asia rappresentanze di base, Action, e il Blocco Precario Metropolitano. Diecimila dicono loro, mentre il corteo (super monitorato dalle forze dell'ordine) si scioglie ai Fori Imperiali.

Eidon Agenzia Fotografica

di Vincenzo Tersigni

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