Nuovi guai per Renata Polverini. E stavolta per il suo Piano casa.

21 settembre 2012 – Corriere della Sera – Paolo Conti

Roma -

Ieri gli uffici del ministro per i Beni culturali Lorenzo Ornaghi hanno inviato una lettera formale agli uffici del ministro Piero Gnudi, nella sua qualità di responsabile del dipartimento per gli Affari regionali di Palazzo Chigi, con un esplicito invito. La richiesta è chiarissima: impugnare la legge regionale del Lazio del 6 agosto 2012 di fronte alla Corte costituzionale. I tempi stringono. C’è solo un Consiglio dei Ministri utile prima del 7 ottobre, termine ultimo entro il quale l’Avvocatura dello Stato può presentare ricorso alla Regione Lazio e bloccare l’efficacia del Piano casa. Proprio Mario Monti, appena il 13 settembre, ha manifestato la sua preoccupazione per il continuo consumo del territorio italiano, soprattutto agricolo, divorato dal cemento. Secondo i tecnici del ministero di Ornaghi la nuova legge regionale dell’agosto scorso (che modifica il precedente Piano casa dell’anno passato, impugnato dal governo il 24 ottobre 2011) non solo cancella di fatto la co-pianificazione del territorio tra Regione Lazio e Soprintendenze, prevista dal Codice dei Beni culturali, ma apre anche la porta a un vero assalto al territorio nel nome del cemento. Si legge in un appunto del ministero di Ornaghi: “Per avere un’idea concreta e tangibile dell’effetto di decostruzione e svuotamento della co-pianificazione paesaggistica, è utile considerare il settore portuale. Sulla costa laziale, appena 362 chilometri, sono state presentate circa 60 richieste di infrastrutture portuali tra ampliamenti di porti esistenti, porti canale, porti turistici, marine”. Cioè un porto ogni 6 chilometri. E poi: infrastrutture sciistiche anche in zone protette, cambiamenti di destinazione d’uso, per esempio di capannoni industriali (che porterebbero ad ampliamenti di cubature e a opere di urbanizzazione con conseguente e ulteriore consumo di territorio). In più, secondo la memoria consegnata a Gnudi, di fatto la Regione Lazio ha abolito la “cabina di regia” immaginata nel vecchio Piano casa (un tavolo comune con il ministero) “demandando la decisione su tutti questi interventi alla sola Regione Lazio, ancorché d’intesa col dicastero”. Resta in piedi, secondo il ministero dei Beni culturali, nel nuovo Piano casa del Lazio, la possibilità di “interventi di riqualificazione” con nuove costruzioni anche in aree vincolate se ritenute “degradate e compromesse”. Nel 2011 il ministero dei Beni Culturali aveva ottenuto tre risultati, per i quali aveva lavorato anche l’allora capo di Gabinetto Salvo Nastasi. Cioè il vasto vincolo sull’Agro Romano col ministro Sandro Bondi, l’impugnazione del primo Piano casa della Regione Lazio, il vincolo sul territorio di Mantova tutelato anche dall’Unesco. Ora anche Ornaghi chiede a Gnudi una presa di posizione in Consiglio dei ministri per tutelare il territorio laziale ed evitare quel consumo del territorio che tanto preoccupa anche Mario Monti.