REGGIO EMILIA: LA CRISI E LA CASA
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Sabato 20 dicembre il collettivo Sottotetto ha lasciato una lettera sotto l’albero di natale nella piazza centrale della città, dove si denuncia l’indifferenza delle istituzioni sul problema abitativo. Al presidio erano presenti le famiglie che in questi anni si sono unite al collettivo tramite lo sportello per il diritto alla casa, in particolare la famiglia di Adriana che nel mese di novembre è riuscita a rimandare lo sfratto il 13 di gennaio. Adriana ribadisce che ad ora nè assistenti sociali nè comune si sono interessati per trovare una soluzione per questa emergenza. Il collettivo rende pubblico che il 13 di gennaio sarà presente assieme alla famiglia di Adriana per impedire lo sfratto.
Leggi la lettera a Babbo Natale: www.globalproject.info/art-18351.html
Comunicato: La crisi e la casa
Viviamo negli anni della crisi. Oltre alle notizie che ci parlano di crack finanziari, licenziamenti, salari insufficienti e precari, tagli al sociale, c’è un dato che testimonia l’instabilità e l’insicurezza che scuotono le nostre vite: gli sfratti. Quando aumenta il numero delle famiglie che, una volta pagate le spese fondamentali, non hanno più soldi per l’affitto, probabilmente c’è una crisi in atto. In Italia 44mila sfratti nel 2007 di cui l’80% per morosità stando ai dati del Viminale.Dal 2001 ad oggi in Italia il Fondo Sociale per l’affitto è stato ridotto del 40% a fronte di un aumento della domanda del 10-15%. Il nostro è tra i paesi europei con la più bassa percentuale di edilizia pubblica : solo l’1% tra il 2000 e il 2005, a fronte di paesi come Francia, Spagna, Germania e Inghilterra che superano il 20% (CRESME ricerche); secondo l’Istat solo l’8% degli aventi diritto riesce effettivamente ad accedere ad una casa popolare nel nostro paese.
AIUTI A BANCHE E IMPRESE I rimedi posti dal governo alla crisi che ci investe sono di destinare ingenti fondi a banche e imprese, come se in questi anni non avessero gia’ avuto a disposizione risorse praticamente illimitate. La liberalizzazione del mercato immobiliare ha fatto schizzare gli affitti alle stelle e costretto una buona fetta della popolazione a "scegliere" i mutui, indebitandosi con banche ed agenzie di credito per 20 o 30 anni. La precarizzazione del lavoro prima sperimentata sui migranti poi estesa ai lavoratori italiani ha fornito per anni alle imprese manodopera sottopagata e non tutelata, moltiplicando le loro rendite. Che fine ha fatto tutta questa ricchezza prodotta in mano a banche ed imprese?Oggi, i signori che ci hanno sfruttato ed indebitato per anni guadagnando milioni, ci presentano il conto da pagare,e le amministrazioni locali si affrettano ad appoggiare il finanziamento a fondo perduto a banche ed imprese. Forse perche’ anche i Comuni vi hanno investito fondi pubblici,come ad esempio a Reggio Emilia in azioni Unicredit? Assistiamo quotidianamente ad investimenti di immagine sul territorio, come i ponti di Calatrava o la fontana del Valli, mentre alle persone non è garantito il diritto alla casa, nemmeno nella nostra citta’.
NUOVI POVERI Sono le categorie sociali più deboli quelle che risentono maggiormente del problema: le famiglie migranti e le donne sole o con figli, ma riscontriamo un forte aumento di situazioni emergenziali in nuclei nei quali uno stipendio intero (per esempio quello di un muratore o di un operaio) non è sufficiente per il sostentamento di un minore o di un anziano. L’housing sociale, soluzione abitativa che sta sostituendo l’edilizia pubblica ha uno soglia di ingresso troppo alta .L’assegnazione di queste case ad affitto calmierato funziona tramite liste e non graduatorie così il privato si guarderà bene dall’affittare a una famiglia che ha avuto problemi di morosità, nonostante questi privati ricevano soldi pubblici per 10 anni a fondo perduto.
PROPOSITIVO Occorre un cambio di passo radicale che faccia prevalere l’interesse pubblico su quello privato, in grado di affermare che la casa è un bene comune e non una merce buona solo per fare profitti. Garantire il diritto alla casa vuol dire restituire una parte del reddito che la crisi sta mangiando.
VOGLIAMO:
Il blocco generalizzato degli sfratti.
Una politica abitativa che tenga in considerazione i bisogni delle persone e non del mercato.
In vista dell’ inverno almeno misure di emergenza per dare un riparo e tutelare la salute di chi non ha una casa a Reggio Emilia e nel circondario.
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