Rinviato al 3 febbraio 2022 lo sfratto a via Gradoli, Elzbieta rimane a casa.
Né l'Onu né il Tribunale hanno però impedito all'Ufficiale Giudiziario di presentarsi alla porta dell'inquilina in compagnia della proprietà, al fine di notificare un nuovo accesso per febbraio dell'anno prossimo.
Nonostante la decisione del Tribunale di Roma, il quale in seguito al pronunciamento dell’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani di sospendere l’esecuzione dello sfratto ha fissato nuova udienza per il 31 gennaio 2022, l’ufficiale Giudiziario ha eseguito ugualmente l’accesso presso l’alloggio sito in un sottoscala a via Gradoli, dove Elzbieta abita da 15 anni pagando un alto affitto in nero. Lo sfratto è sospeso, ma comunque si è fissato un nuovo accesso per il 3 febbraio 2022.
La questione dell’esecuzione degli sfratti senza la presa in carico delle istituzioni competenti continua a generare contraddizioni e cortocircuiti, specie dopo i ripetuti interventi dell’Onu a salvaguardia dei diritti fondamentali dell’Uomo, i quali vengono violati ogni qual volta si caccia qualcuna di casa nell’indifferenza del Comune, della Regione e, in ultima istanza, dello Stato.
Il Tribunale di Roma ha dovuto prendere atto di quanto proferito dall’Alto Commissario dell’Onu ed è intervenuto per sospendere l’esecuzione, ciò non ha impedito all’U.G. di presentarsi da Ela in compagnia dei legali della controparte. Col pretesto della notifica della proroga, parte mandante ed esecutrice dello sfratto ha chiesto conto all’inquilina della presenza delle forze sociali durante i precedenti accessi, chiedendo a tal riguardo la composizione oltre che una stima numerica.
Il punto è che la sospensione dovrebbe essere un blocco, in quanto la sola lavorazione della domanda per l’assegnazione di un alloggio popolare in questa città viene lavorata in tempi abnormi (siamo arrivati ad un anno e mezzo), e ad oggi non esiste un protocollo di emergenza da attivare per garantire un passaggio non traumatico da casa a casa. Per un’assegnazione i termini temporali si dilatano fino alla decade, per cui se lo sfratto viola i diritti di Elzbieta adesso, perché a febbraio le cose dovrebbero essere diverse? Lo stato Italiano non è forse obbligato a rispettare i trattati anche quando questi comprendono la tutela dei diritti dei propri cittadini? O rispetta solo i trattati economici che impongono l’austerity e le politiche “lacrime e sangue”?
Altra questione che traspare è la naturalezza con cui Ufficiale Giudiziario e proprietà credono che Ela esca sconfitta dalla lite giudiziaria, in altri termini, che la nuova udienza non produca nulla di utile per lei. Questo a noi non sembra così scontato. Ela è stata costretta a vivere per 17 anni in un sottoscala privo degli standard di abitabilità minimi. Ha pagato un canone di locazione in nero dunque senza nessuna garanzia contrattuale. Perché non deve essere risarcita? Perché non può rimanere nei locali in cui ha abitato fino alla presa in carico delle istituzioni che le devono garantire il Diritto alla Casa? Perché in questo paese i più deboli non vedono mai riconosciuti i loro Diritti in nessuna sede, sia essa politica, giuridica o quant’altro?
La nostra Associazione degli Inquilini è pronta a combattere, nelle piazze, nei picchetti e nelle Aule della Giustizia, affinché la situazione venga capovolta. Il Diritto alla Casa è una questione primaria e deve essere affrontato con strumenti seri. Sono anni che denunciamo lo stato degli uffici, lo svilimento dell’Edilizia Pubblica e il tradimento della sua funzione originale. È dall’inizio della Pandemia che lanciamo appelli e mobilitazioni affinché la questione degli affitti non diventi una mattanza in cui i più deboli vengano schiacciati scivolando inesorabilmente verso la più estrema marginalizzazione. Stiamo registrando la media di due accessi per sfratto al giorno, consapevoli di intercettare solo una minima parte del problema, in una città dove i palazzi vuoti in mano ai grandi gruppi di costruttori sono lasciati tranquillamente vuoti e quasi esenti Imu e dove la percentuali di case popolari è al 3%, a fronte delle quasi 14 mila famiglie che attendono un’assegnazione da anni.