ROMA: L'ATTACCO AI SENZA CASA.

Gli sgomberi "suggeriti" dai giornali.

Articolo di Paolo Berdini pubblicato da Il Manifesto il 16 settembre 2009.

Roma -

A Roma la scuola «8 marzo» - da tempo abbandonata- era occupata da senza casa. Ho avuto la fortuna di conoscerne qualcuno. Ho ancora impresso il ricordo di due bellissime bambine che la madre teneva ordinate e sorridenti pur in quelle condizioni difficili. Dopo lo sfratto subito ad Ostia quella soluzione promiscua e difficile sembrava loro un sogno. Quasi come le case vere che abitano i pitbull della carta stampata che dalle colonne dei due quotidiano Il Messaggero e Il Tempo si accaniscono da giorni contro «l’illegalità delle occupazioni nella città».
Sono questi due giornali che hanno creato ad arte il clima per gli sgomberi. In loro soccorso è puntualmente arrivato il sindaco Alemanno. Basta con le occupazioni e con l’illegalità è la parola d’ordine. Quindici giorni fa sono stati sgomberati cinquecento senza tetto che abitavano l’ex ospedale oncologico della capitale. Un luogo fino a ieri di dolore dava un tetto a gente civile. Avrebbero dovuto essere premiati, sono stati invece sgomberati con la forza. Anche l’edificio pubblico di via Salaria, altra pacifica occupazione a nord della città, è stato chiuso con la forza.
Ma visti i due proprietari dei due giornali, viene voglia di alimentare la campagna contro l’illegalità anche da queste colonne. Francesco Gaetano Caltagirone e Domenico Bonifaci sono infatti tra i principali protagonisti delle vicende dell’urbanistica romana che più di qualche ombra ha proiettato in questi anni.
Le forze dell’ordine potrebbero, con identica solerzia dimostrata in questi giorni, sequestrare all’alba le carte presso il comune di Roma e la regione Lazio per vedere per quale motivo pur essendo vigente una legge che obbliga a destinare almeno il 40% delle abitazioni da costruire ad edilizia pubblica, in questi anni siano state costruite solo case private. È obbligo costituzionale rimuovere le cause delle disuguaglianze sociali. Il diritto alla casa per primo. Perché, dunque, questa civile esigenza non è stata adempiuta?
Il problema vero, a Roma come in tutta Italia, è che mancano case per famiglie a basso reddito. E questa gigantesca sfida non si risolve con le forze dell’ordine. Si risolve finanziando l’edilizia pubblica, come si fa in tutti i paesi dell’Europa occidentale. Si risolve utilizzando al meglio l’immenso patrimonio pubblico che in questi anni è stato svenduto (svenduto) a pochi immobiliaristi privati che hanno fatto immense fortune.
In questi stessi giorni la regione Lazio e il comune di Roma hanno deciso di rendere edificabili 150 (centocinquanta) ettari di agro romano per realizzarvi il nuovo stadio della Roma. Il piano regolatore di Roma è in vigore da soli due mesi essendo stato sottoposto al vaglio del Consiglio di Stato. La Regione è l’istituzione che deve vigilare sul rispetto di quel piano che ha valore di legge. Invece di farlo si mette a cambiare le regole. Non è questa una palese fattispecie di illegalità? Per uno strano strabismo, sia Il Messaggero che Il Tempo non hanno chiesto ai carabinieri di andare negli uffici di via del Giorgione e sequestrare le carte per verificare quali siano gli interessi pubblici che hanno portato a questa decisione e se non ci fossero altre zone nel Prg su cui realizzare il nuovo stadio. Al contrario hanno entusiasticamente accolto la notizia. E si capisce: verranno costruiti oltre 300.000 metri cubi di edifici: un’area che valeva al massimo 30 milioni di euro ne vale oggi oltre 150! È illegale soltanto occupare edifici pubblici abbandonati o c’è anche qualche altro capitolo da aprire?
Ma oltre ad una vergognosa insensibilità sociale, i veri motivi di tanto accanimento sono anche altri. Nella scuola della Magliana l’occupazione ha fin qui impedito che si realizzasse un’assurda speculazione. Attraverso la società Sviluppo Italia (altro «gioiello» di rigore), infatti, si voleva mettere le mani sull’edificio, crearvi un grande parcheggio e una funivia per portare le persone all’Eur, manco fossimo a Cortina. 12 milioni di euro buttati al vento senza risolvere alcun problema del difficile quartiere. Il secondo motivo è che la Regione Lazio ha approvato una legge sul «piano casa» che, pur con molti gravi errori, sceglie almeno la strada pubblicistica e tenta di finanziare l’edilizia sociale. Il terzo motivo è che in queste settimane si stanno raccogliendo le firme su una proposta di legge «sul diritto all’abitare», promossa da comitati di cittadini, sindacati di categoria e movimenti di lotta per la casa.
La rabbia dei due giornali nasconde la preoccupazione che si sia incrinato nell’opinione pubblica e nella città l’acritica accettazione della favola che i problemi urbani li risolvono gli speculatori. Ci sono ormai troppe persone che affermano che le città sono beni comuni e devono essere guidate dalla mano pubblica. È questo che fa paura