Sgomberato Macao, dal web critiche a Pisapia. Lui promette: «Vi daremo l'ex Ansaldo»

Corriere della Sera on-line articolo di Benedetta Argentieri, Matteo Cruccu

15 maggio 2012 | 21:27

Milano -

torre galfa, edificio di proprietà di ligresti, occupato per una settimana

Per tutto il giorno la rabbia lo aveva rincorso sul web «Sindaco, perché hai permesso questo?». Poi l'intervento

MILANO -L'hanno chiamata «la primavera di Milano». Migliaia di giovani, militanti vecchi e nuovi, semplici curiosi, gente dello spettacolo, giornalisti hanno affollato per tutta la giornata lo spazio antistante alla Torre Galfa, edificio di trentadue piani di proprietà del gruppo Ligresti, abbandonato da anni, a due passi dalla Stazione Centrale. La Torre era stato occupata una decina di giorni fa e subito ribattezzata Macao. Martedì mattina le forze dell'ordine l'hanno sgomberata: nove persone sono state denunciate per occupazione abusiva.

«CULTURA DAL BASSO» - Un'occupazione voluta dai «lavoratori dell'arte», (musicisti, attori, pittori, precari in generale) che in questi dieci giorni hanno animato l'enorme struttura con molti progetti di «cultura dal basso». Un'occupazione effettuata sulla scorta di esperienze analoghe a Roma (vedi il Teatro Valle) e Venezia. E che aveva richiamato volti noti come gli Afterhours e Lella Costa, tra le migliaia di persone che sono transitate a Macao nei giorni scorsi.

L'ARRIVO DI PISAPIA -Il sindaco Giuliano Pisapia è stato evocato per tutto il giorno: su Twitter si rincorreva la rabbia dei militanti. "Perché hai permesso tutto questo?". In qualche modo imputandogli di aver tradito lo spirito che lo aveva portato nella primavera scorsa a Palazzo Marino. Alle 18,40, dopo lunghe discussioni in consiglio comunale, il primo cittadino si deciso a venire ed è intervenuto all'assemblea pubblica che si stava tenendo sotto lo slargo tra via Fara e via Galvani.

"MACAO, PROGETTO INNOVATIVO" - Ha salutato i manifestanti:«È importante che noi dialoghiamo, la partecipazione è importante» E ha ammesso: «Abbiamo delle difficoltà, dei ritardi. E capisco che non sia solo un problema di spazio. Macao è un progetto innovativo, Macao è la risposta della cultura all'incultura. Un progetto che possiamo costruire insieme». E ha evocato le atmosfere della primavera scorsa, del bagno di folla in Duomo, dopo la vittoria alle comunali: «Voi siete una ricchezza, per voi e per noi. In piazza Duomo un anno fa, vi avevo chiesto: "Tiratemi per la giacchetta" se le cose non vanno come devono. E me l'avete tirata»

LA GRANDE PROMESSA - Poi la grande promessa: «Ho parlato con gli assessori e abbiamo trovato una soluzione, un luogo che molto ricorda la storia di Milano. Metteremo a disposizione l'ex Ansaldo, in zona Tortona, un bellissimo spazio, nel giro delle prossime settimane, a chiunque voglia arricchire la città con progetti culturali. Poi bisognerà parlare con i proprietari dei palazzi sfitti (ndr vedi la Torre Galfa) perché lascino libere le strutture quando sono vuote. Vogliamo migliorare Milano, cambiarla». Dopo gli interventi di diversi manifestanti (piuttosto critici alcuni, "vogliamo di più" gridavano), Pisapia ha ripreso la parola, mettendola sul metaforico: «Io amo moltissimo il verbo "potere" e non il sostantivo "potere". Spero che la prossima assemblea possa essere all'ex Ansaldo». Ha salutato "Largo Macao", tra pochi applausi e pochi fischi. Scherzando infine: «Stasera fate poco casino». E se ne è andato senza rispondere alle domande dei numerosi giornalisti presenti, mentre in piazza iniziavano a comparire i primi sacchi a pelo e le prime tende: Largo Macao ha intenzione di resistere ancora.

«DA QUI NON CE NE ANDIAMO» - Prima dell'arrivo del sindaco, per tutta la giornata, lo slargo era stato chiuso al traffico. Impossibile passare. Studenti, precari, giovani, tutti in strada. Solidarietà è arrivata dal Teatro Valle, da Berlino, da Londra. E non solo: artisti di ogni calibro sono passati dall'oramai "largo Macao". I musicisti, da Manuel Agnelli degli Afterhours a Mangoni di Elio e Le Storie Tese, da Omar Pedrini, ex Timoria, fino ai Punkreas. E gli scrittori, Wu Ming (che ha tenuto una lezione) e Gianni Biondillo. Primo ad arrivare Dario Fo che non aveva nascosto il disappunto: «Questa è una mossa sbagliata. Chiudere Macao è l'espressione del disordine mentale che c'è in Italia». E aveva chiamato l'assessore Stefano Boeri: «Dovresti venire qui, è urgente». Di lui nessuna traccia. E intanto continuavano gli appelli: «Sindaco vieni sotto la Torre».

L'IMBARAZZO DI PISAPIA- E il sindaco, come si è visto, è venuto. Già, perché Pisapia si è trovato in forte imbarazzo. Molti di coloro che hanno partecipato all'occupazione o che hanno semplicemente frequentato Macao in questi giorni, prima e dopo lo sgombero, sono suoi elettori. Uno dei punti fermi del programma che giusto un anno fa l'ha portato a Palazzo Marino, era «l'esigenza di socializzazione»: ovvero rilanciare cultura, musica, arte e tempo libero, offrendo nuovi spazi e liberando le energie in circolo. L'occupazione è stata in qualche modo «una provocazione, uno stimolo, un monito» all'azione, hanno detto i manifestanti. Il sindaco ha rilanciato con l'ex Ansaldo, riallacciandosi idealmente a quel maggio ricco di speranze e promesse. Basterà?

Benedetta Argentieri
Matteo Cruccu
15 maggio 2012 | 21:27