Si è conclusa la lotta delle famiglie di via Carlo Alberto, resta il dramma dell'emergenza abitativa
Dal Sito Alessandria in movimento:
01 ottobre 2012 -
Venerdì scorso con l’ennesimo rinvio dello sfratto della palazzina di via Carlo Alberto 14 si è conclusa la resistenza degna che le famiglie della palazzina hanno intrapreso autorganizzandosi nell’esperienza della Rete Sociale per la Casa.
Infatti le ultime due famiglie rimaste (le altre sono già assegnatarie di una casa popolare) hanno firmato l’assegnazione di due case dell’ATC la cui consegna è prevista fra pochi giorni.
Quasi una formalità il picchetto antisfratto, considerato che la proprietà ormai stremata dai continui rinvii e l’Ufficiale Giudiziario hanno concesso l’ennesima proroga senza neppure discutere. Intanto a cento metri di distanza un altro picchetto antisfratto conquistava una lunga proroga di tre mesi per una famiglia italiana precipitata nel vortice della crisi. L’Ufficiale Giudiziario, una simpatica signora isterica rappresentante la proprietà e l’avvocato di parte hanno dovuto prendere atto, davanti a cinquanta persone che affollavano l’appartamento che non ci fossero le condizioni per eseguire lo sfratto non essendo stata disposta la presenza della forza pubblica (anche se ci fosse stata non sarebbe certo stato facile sfrattare la famiglia).
La resistenza di via Carlo Alberto è stata una lunga battaglia iniziata nel Febbraio del 2010 che ha segnato fortemente il dibattito politico ed ha rappresentato una delle maggiori spine nel fianco dell’amministrazione dell’ex Sindaco Fabbio. Oltre una decina di sfratti rinviati con la specificità della giornata del 30 Settembre quando un centinaio fra attivisti e famiglie, dopo la fiaccolata di alcuni giorni primi a cui avevano preso parte oltra 400 persone, decise di resistere davanti all’utilizzo della forza pubblica. Quattro camionette di carabinieri in antisommossa scese in Alessandria da Torino, dovettero far ritorno alla base senza intervenire per scongiurare una giornata di resistenza preparata nei minimi dettagli dalla Rete Sociale per la Casa.
Da quel giorno tutti i successivi sfratti si sono svolti senza la presenza della forza pubblica e quell’episodio, conquistò dal basso, la decisione della Prefettura di Alessandria di non mettere a disposizione degli Ufficiali Giudiziari la forza pubblica in presenza di minori per scongiurare tensioni sociali.
Intanto di tempo ne è passato parecchio, la città di Alessandria ha un nuovo Sindaco, un’amministrazione di centrosinistra e il triste primato di essere il primo capoluogo di Provincia italiano a dichiarare il dissesto.
Nonostante le belle parole in campagna elettorale, il nuovo Assessore alla casa è prigioniero del formalismo burocratico e non è stato fino ad oggi minimamente in grado di immaginare una nuova politica abitativa per la città che riesca a far fronte alla crisi globale aggravata dal default del Comune di Alessandria. I sindacati degli inquilini sono complici e immobili come sempre, gli amministratori sembrano del tutto disinteressati all’emergenza abitativa, troppo impegnati a frequentare i salotti buoni della città e a partecipare ai convegni dei palazzinari.
Occorrerebbe il coraggio di esplorare la possibilità di un blocco degli sfratti tramite ordinanza per motivi di ordine pubblico e emergenza sanitaria, nella convinzione che la normativa vigente debba e possa essere forzata come avvenuto per esempio con il pagamento degli stipendi dell’Amiu. Occorrerebbe requisire il patrimonio privato sfitto, simbolo insopportabile di accumulazione della rendita contro le vite sempre più misere di migliaia di alessandrini. Servirebbe l’apertura di una grande discussione pubblica sul dramma dell’emergenza abitativa, ma le buone teorie sulla partecipazione sembrano prigioniere dei testi universitari che le contengono.
La gestione dell’Agenzia Territoriale per la Casa (Case Popolari) a guida leghista continua ad essere pessima con decine di case popolari lasciate vuote invece di essere assegnate alle famiglie in emergenza abitativa e anche su questo l’amministrazione comunale continua ad essere muta.
La sinistra politica e associazionistica della città è troppo indaffarata ad accaparrarsi le briciole di un potere municipale che oggi più che mai al tempo della crisi, della spending review e del dissesto, significa complicità e gestione della crisi dimenticando che nessuna alternativa è possibile con centinaia di famiglie che ogni anno si trovano a dover subire uno sfratto che gli stessi Tribunali definiscono per “morosità incolpevole”.
Ancora una volta solo dal basso è possibile porsi l’obiettivo della resistenza al tempo della crisi, conquistare diritti e affermare un modello di società alternativo ad un presente fatto di barbarie.
Rete Sociale per la Casa.