ASPETTANDO LE 35MILA CASE PROMESSE

Roma -

Nel tardo pomeriggio di ieri, il sindaco di Roma ha incontrato i movimenti per il diritto all’abitare, alla presenza - tra gli altri - del delegato per l’emergenza abitativa, degli assessori alla Casa e all’Urbanistica e del responsabile dell’Ufficio Casa.

 

L’incontro ci ha confermato la drammaticità della situazione abitativa e l’incapacità dell’amministrazione pubblica di farvi fronte economicamente: il piano casa del governo Berlusconi è tutto mirato a rilanciare le imprese e le banche e non certo destinato a individuare soluzioni per chi si trova in emergenza abitativa, mentre le amministrazioni locali, sebbene in difficoltà, non trovano il coraggio di rompere con il governo e di chiedere risorse per la casa.

 

Il risultato è che le risorse in bilancio del comune di Roma sono troppo magre, tanto che il piano per l’emergenza abitativa illustrato dall’amministrazione si risolve in un provvedimento mirato alla soluzione per i 1196 nuclei familiari che hanno 10 punti nella graduatoria del Bando generale, attraverso l’acquisizione di alloggi o la costruzione di edilizia residenziale pubblica, con uno stanziamento nel bilancio di 82 milioni di euro provenienti da Comune, Regione e Governo, che si aggiungono ai 49 milioni derivanti dalla valorizzazione dei cambi di destinazione d’uso per l’acquisto di più di 300 appartamenti e ai 37 milioni derivanti dalla vendita del patrimonio comunale.

 

Oltre a giungere in estremo ritardo, le risposte sui 10 punti non sono sufficienti, per cui si preferisce ridurre il numero degli aventi diritto attraverso una selezione artificiosa che interverrà sui requisiti.

 

Neanche la richiesta di moratoria sugli sfratti e sugli sgomberi ha trovato un riscontro autorevole e in grado di contrastare il diritto di proprietà, a vantaggio dei soggetti deboli coinvolti.

 

La conferma della drammaticità della situazione e del limite delle politiche comunali ci arriva dall’atteggiamento non ingiuntivo sulle occupazioni, nonostante esista una pressione nella compagine di maggioranza che chiede legalità.

 

Anche sul terreno dei residence e dei centri abitativi di emergenza temporanea siamo ancora alle prese più con la critica alla passata gestione che alla definizione di un superamento di questa forma di accoglienza.

 

Nemmeno una parola sulla rendita fondiaria e su come contrastarla, su come costringere la grande proprietà a fare la sua parte e sulla difesa del patrimonio pubblico. Anzi si avvia la vendita di 8000 alloggi, in piena coerenza con i dettami berlusconiani.

 

Di fronte al balbettio dell’amministrazione e alle non confortanti parole del Sindaco non ci resta che dichiarare una nostra Offensiva Pubblica per l’Abitare ostile alla rendita immobiliare e ai suoi complici, tutti pronti ad utilizzare il “piano casa” per rafforzare poteri e profitti. Il picchetto metropolitano di oggi all’ABI è solo l’inizio.

 

Rete dei movimenti romani per il diritto all’abitare