RIMINI: DENTRO LA CRISI. EMERGENZA CASA #1

1° parte dell’inchiesta sulla crisi nel riminese*

Rimini -

da globalproject.info

 

 

Iniziamo con questo piccolo contributo alcune riflessioni interne alla crisi che sta attraversando il territorio riminese. Inchiestare le situazioni di estrema precarietà, di negazione primaria dell’accesso al reddito diretto ed indiretto (casa, servizi ecc..), ci permette di assumere il “noi la crisi non la paghiamo” come punto di un programma, un programma che deve necessariamente trovare percorsi, fughe, soluzioni e resistenze.

 

 

Primo fra tutti emerge una crisi drammatica in tutti i settori produttivi che caratterizzano l’economia riminese, dalla lavorazione del legno alla metalmeccanica, oltre il commercio e il settore turistico invernale. Sono 58 le imprese che hanno fatto ricorso alla cassaintegrazione, mobilità o disoccupazione. Dei 3036 occupati in questo settore, sono 1018 gli operai e 210 gli impiegati coinvolti da questi provvedimenti. A questi vanno aggiunti circa 1000 precari.

Non riesce a salvarsi nemmeno il Grand Hotel di Fellini che ha chiesto di trasformare 25 dei suoi dipendenti, su un totale di 47, in lavoratori stagionali, lavoro stagionale di cui ci siamo ampiamente occupati con la ricerca “Out of fear!.

La crisi accentua soprattutto l’emergenza casa, emergenza cresciuta grazie allo strapotere dei costruttori edili, che insieme alle lobby di proprietari e speculatori immobiliari, sono i veri padroni della città. Oltre che essere favorita dalle svariate amministrazioni locali del tutto asservite ai loro interessi, prontissime a concedere permessi, megavarianti, costruire sulle ultime aree verdi.

Negli ultimi anni nella nostra provincia, come rilevato anche dai rapporti ufficiali (vedi "Rapporto ORSA" provinciale e regionale) è notevolmente aumentato il numero degli sfratti per morosità, è aumentato l’indebitamento delle famiglie per far fronte ai mutui, sono aumentate le domande di accesso al “fondo sociale per l’affitto” di cui sono diminuite le risorse stanziate dalla Regione, mentre il numero delle domande di alloggi ERP si è attestato intorno alle 2000, di cui centinaia rigettate dall’ufficio casa del comune di Rimini per vizi o mancanza di requisiti formali, l’ultima graduatoria è di 1380 nuclei familiari.

Dai dati ufficiali Rimini è la seconda città più cara dopo Bologna per quanto riguarda i costi delle case al metro quadro, mentre gli affitti sono aumentati a Rimini prima città d’Italia, secondo un’inchiesta del Sole24ore sugli scenari immobiliari, addirittura del 287% circa negli ultimi 12 anni, praticamente più che triplicati rispetto all’inflazione. Inoltre la città detiene da sempre il primato del minor numero di alloggi popolari esistenti in rapporto alla popolazione residente, sin dalla costituzione della provincia di Rimini da quella di Forlì-Cesena, dove già allora c’erano 2/3 in più di case popolari.

Abbiamo raccolto le parole di Nora, Desy, Ider, Carmela.

Parole semplici ma sincere, volti diversi, storie simili, storie che parlano di vite in fuga, di case/tuguri con muffa alle pareti, di sfratti, di affitti vergognosi.

Con loro, e con altre persone, stiamo provando ad interrogarci su come assumere il “noi la crisi non la paghiamo” non solo come slogan ma come programma per porre in essere nuove "vie di fuga".

Da questo vogliamo partire. Da questa piccola inchiesta militante, alla quale ne seguiranno altre, per cercare insieme un’ipotesi di lettura del presente e del nostro territorio…

Con Nora, Desy, Ider, Carmela e tante altre persone stiamo costruendo un importante scadenza per domenica 21 dicembre, come da tradizione, sotto l’albero di Natale del Comune.

Quest’anno però <<Non abbiamo "pacchi" da aprire... perché la crisi non la vogliamo pagare!>>

 

Ascolta i contributi audio su:

www.globalproject.info/art-18282.html

--------------------------------------------------------------------------------

*Questo lavoro vede coinvolto non solo il Laboratorio Sociale Paz e Global students Rimini ma anche una nuova soggettività sociale che si sta ponendo in essere. Una nuova soggettività sociale che pone prima fra tutti il tema della dignità umana per abbattere quei confini reali e simbolici che sono tutti intorno a noi.