VIA PINCHERLE, E' MOBILITAZIONE ‘IL PALAZZO SARA' UNA ROCCAFORTE'
Emergenza casa. Prosegue il braccio di ferro tra proprietà e Regione per la vendita di 116 appartamenti
Gemma Azuni, Gruppo Misto: «Bisogna riproporre la questione anche in Prefettura»
EPolis 24 gennaio 09
di Marta Rossi
Roma - È mobilitazione. In via Pincherle, nello stabile al centro del braccio di ferro tra l'Ater e la Fata assicurazioni, ieri si è deciso di proseguire con la resistenza alla vendita in blocco dei 116 appartamenti. Un complesso da 280 case, nato negli anni Sessanta per diventare alloggi olimpici in vista di Roma 1960. Poi, i Giochi si svolsero in un'altra zona della città e quel complesso di mano in mano è diventato residenziale. Oggi è un blocco di due palazzoni da cinque piani l'uno, divisi da una striscia di asfalto e da qualche pezzetto di terra. Un "pacchetto" che, appunto, è al centro di una contesa a suon di milioni di euro tra Regione e Fata assicurazioni. Questa la situazione, spiegata alla sessantina di inquilini riunita nell'androne del palazzo da Paolo Di Vetta di Asia Rdb. «Il preliminare di acquisto del pacchetto che oltre ai 116 appartamenti comprende anche quattro negozi e due magazzini, è stato firmato da Area Mestre e Fata assicurazioni a dicembre -, e sono già state recapitate le lettere di vendita a terzi per alcuni appartamenti da parte di Fata che non ha mantenuto l'impegno preso al tavolo interistituzionale di non vendere gli appartamenti». Il problema, tradotto in moneta è di nove milioni di euro: questa la plusvalenza che Fata vorrebbe da parte dell'Ater che, dal canto suo, ne può mettere sul piatto due. Ieri, intanto, alla Regione Lazio è arrivato l'atto di vendita tra Area Mestre e Fata assicurazioni: l'ente lo aveva richiesto per verificare la transazione. «Il rischio che non venga presa in considerazione c'è - dice ancora Di Vetta -. A questo punto, c'è da mobilitarsi in modo permanente». Per prima cosa, lunedì gli inquilini di via Pincherle andranno al Municipio XI per inserire anche il presidente Catarci nel percorso. Poi, aspettare la risposta della proprietà: se negativa, «il palazzo diventi la nostra roccaforte, il punto di resistenza, la trincea dalla quale non muoversi. Un'occupazione, perchè se le vostre case verranno vendute a terzi, voi diventerete "occupanti senza titolo"», suggerisce ancora Di Vetta. Senza dimenticare la tappa in Campidoglio, come suggerisce Gemma Azuni, capogruppo del Gruppo Misto in Consiglio comunale presente all'assemblea. «È bene andare in municipio, è bene tornare in Campidoglio. È bene anche riproporre la questione in Prefettura. Area Mestre dovrebbe capire che non è facile vendere con la crisi economica di oggi, soprattutto nel caso di appartamenti abitati anche da fasce protette come anziani e disabili: non devono credere di fare un'azione di guadagno facile sulla vostra pelle».
Liberazione 25 gennaio 09
Roma, alloggi popolari in mano a truffatori
Nei primi sei mesi del 2008 gli sfratti sono stati ben 4.452
di Daniele Nalbone
Che Roma fosse la capitale dell’emergenza abitativa era noto. Lo testimoniano i dati del Ministero dell’Interno: nei primi sei mesi del 2008 sono stati ben 4.452 i provvedimenti di sfratto (il 17% del dato nazionale) di cui 2.768 per morosità (il 27%). Ma il vero record riguarda le richieste di esecuzione delle ordinanze: 19.419. Oltre il 30% del totale in tutta Italia. Quello che forse è meno chiaro perché non oggetto di rilevazioni ufficiali è come Roma sia una città in mano agli speculatori immobiliari, come dimostra la vicenda di un intero stabile nella zona sud della città, in XI Municipio.
Luglio 2008. La Fata Assicurazioni, del gruppo Generali, decide di vendere l’intero patrimonio immobiliare in via Pincherle 153/169. In pochi giorni le famiglie che possono acquistare si inventano una soluzione per poter diventare proprietari degli immobili in cui vivono in alcuni casi anche da quaranta anni. Chi non riesce a trovare i soldi necessari per entrare nel magico mondo della proprietà immobiliare si organizza in un comitato e chiede all’amministrazione pubblica di intervenire. Fra il 19 e il 22 Dicembre del 2008 Area Mestre s.r.l., una società del gruppo Giacomazzi s.p.a, acquista i 116 immobili invenduti (più 14 negozi e 2 magazzini) per la
cifra (a quanto dichiarato dalla proprietà) di 19 milioni di euro, con un’operazione decisamente poco lungimirante dal punto di vista economico visto che l’acquisto di tutte le unità in blocco è stato chiuso alle stesse cifre di eventuali vendite frazionate. In queste ore la Regione Lazio e l’Ater stanno trattando l’acquisto dei 116 immobili con un’ offerta di 21 milioni di euro, prospettando ad Area Mestre una speculazione netta di due milioni di euro in neanche due mesi a fronte di una (folle) richiesta di ben 28 milioni di euro.
Ma lo “strano” (o il “marcio”) di questa vicenda non finisce qui. Perché in tutti questi mesi un consigliere del municipio XI casualmente abitante in via Pincherle 153 e casualmente figlio di un dipendente della Fata, mentre si batte ufficialmente in difesa dei suoi “condomini” presentando in consiglio municipale generici ordini del giorno, una volta smessi i panni istituzionali si adopera in un oscuro lavoro di intermediazione immobiliare prospettando telefonicamente agli inquilini offerte di buonuscita e diffondendo notizie false mirate a creare confusione e paura. Abbiamo ascoltato le registrazioni delle sue telefonate ed è chiaro il suo intento di portare la situazione a suo favore. Un’opera, come racconta il Comitato, iniziata ancor prima dell’ufficializzazione di Fata di vendere gli immobili di via Pincherle: dagli inizi di luglio con la sua cooperativa, la Sant’Egidio, aveva, infatti, iniziato a farsi firmare, da alcuni inquilini, mandati a trattare con la proprietà dell’immobile. «Ci chiediamo con quale coraggio questo consigliere possa ancora sedere nell’aula municipale» lo sfogo del Comitato Inquilini di via Pincherle e dell’Associazione Inquilini e Assegnatari dell’RdB/CUB. «Per questo ne chiediamo le immediate dimissioni». Ma se torniamo indietro di poche ore rispetto al 19 dicembre ecco che la situazione risulta più chiara: 5 unità immobiliari vengono alienate a terzi da Fata assicurazioni. Fra il 18 e il 19 dicembre parenti stretti dei politici salernitani Pascarella, Frunzi (che è già venuto in loco a visitare le sue nuove proprietà) e De Nardo acquistano questi immobili poco prima della firma tra Fata assicurazioni e Area Mestre s.r.l.. Un investimento mirato, non c’è che dire. «Un buon salvadanaio per i loro cari» commentano gli inquilini di via Pincherle pronti, da domani, a nuove mobilitazioni «per vigilare sulla trattativa e condizionarla verso la salvaguardia dell’intero inquilinato che non ha acquistato».
Ma domani a Roma sarà nuovamente una giornata “calda” sul fronte sfratti. Dalle prime ore del mattino i Blocchi precari metropolitani saranno impegnati in un presidio in via Giuseppe Di Vittorio n.15, nel quartiere Collatino, per impedire lo sfratto per morosità di Sabrina, di sua madre ottantenne, da tempo malata, e di suo fratello invalido: «di fronte all’inerzia dell’amministrazione comunale chiediamo il blocco immediato degli sfratti e degli sgomberi fino a quando non sarà garantito il passaggio da casa a casa». Un passaggio che, ad oggi, solo i movimenti sono in grado di garantire e una tutela messa in atto solo dalla Rete per il diritto all’abitare, come dimostrano i casi di due donne con le loro figlie: due settimane fa Raffaella e la sua bambina di sette anni sono state sfrattate da un appartamento condominiale in via Malatesta 100. «A quello sfratto non è seguita nessuna risposta da parte delle amministrazioni locali» racconta Raffaella « e solo l’ospitalità degli occupanti di via dei Castani 44 prima, e della nuova occupazione di via Argentina Altobelli ora, hanno permesso a mia figlia di continuare a frequentate la scuola».
Flavia invece è stata vittima di una truffa da parte di un assegnatario di alloggio popolare nel quartiere Garbatella: nel ’97 entra come badante in un alloggio Ater per accudire un signore ammalato e quando questo decide di andare a vivere altrove le propone di rimanere in subaffitto a fronte di una somma di ottanta milioni di lire. Pagata la somma Flavia superò la sanatoria con l’Azienda tanto che tutti i bollettini Ater dal 2000 risultano a suo nome. Due anni dopo, però, questo signore la denuncia per occupazione e pretende dall’Ater di rientrare in possesso dell’alloggio e nell’ottobre del 2007 un giudice, non curante della evidente frode subita, decreta
il suo sfratto. Giovedì scorso Flavia avrebbe dovuto abbandonare l’alloggio non per restituirlo all’Ater ma per farci rientrare colui che aveva incassato gli ottanta milioni di lire. Nessuno degli organi competenti si è interessato alla situazione di Flavia e se non fosse stato per l’intervento degli attivisti di Action e dell’impegno del presidente del XI Municipio e del consigliere provinciale Gianluca Peciola lei e le sue bambine sarebbero già per strada e un anziano truffatore nuovamente in possesso di un alloggio popolare. Ottenuto il rinvio dello sfratto al 26 febbraio Flavia si è incatenata davanti l’ufficio territoriale dell’Ater ottenendo una revisione del
suo caso per martedì. Poche ore dopo, però, il presidente dell’Azienda, Luca Petrucci, ha garantito «la decadenza del diritto all’alloggio popolare per l’attuale assegnatario ma verificato, contestualmente, come la signora in questione non sia in possesso dei requisiti per l’assegnazione mediante sanatoria» invitando l’Ufficio preposto del Comune di Roma «a risolvere con tempestività la vicenda». Ma restano due domande: e la sanatoria ottenuta nel 2000 da Flavia? E gli ottanta milioni di lire pagati all’assegnatario? Il Tribunale di Roma, sezione V Civile, ha decretato si il diritto a rientrare nell’appartamento all’anziano signore, ma lo ha contemporaneamente obbligato alla restituzione della somma percepita. Perché la forza pubblica si è scomodata immediatamente per sfrattare Flavia mentre non ha mosso un dito, fino ad oggi, per riconsegnarle la somma erroneamente pagata, garantendole così almeno diversi mesi di tranquillità?